"Venerdì mattina l'ho lasciato nel nostro letto. Gli ho dato un bacio, sussurrandogli 'ciao amore, buona giornata'. L'ho rivisto il giorno dopo, nella camera mortuaria. Irriconoscibile. Non ho voluto che i nostri figli vedessero il loro papà ridotto in quelle condizioni. Lui, padre e marito esemplare, ucciso da uno sconosciuto chissà per quale motivo. Eravamo un'anima sola. Ora devo trovare la forza per andare avanti, lo devo fare per i nostri due figli. Il giovane accusato dell'omicidio? Non provo alcun sentimento".

Carmela Carta non ha più lacrime per piangere. Ieri ha salutato per l'ultima volta il suo grande amore, Fabrizio Statzu, il 51enne di Uras, capo sala di ristorante, ucciso sabato scorso nell'ex camping Tamarix del Margine Rosso, a Quartu.

In cella, con l'accusa di omicidio, è finito David Jhonny Mohammed, ventisettenne sudanese: dopo aver aggredito con una spranga Statzu, lo avrebbe investito (ammazzandolo, come stabilito dall'autopsia) con l'auto.

IL TRISTE ADDIO - Nella chiesa di Sant'Elena - a Quartu, diventata da molti anni la seconda casa della coppia dopo il trasferimento da Uras - ieri c'erano tantissime persone per ricordare una persona amata da tutti, sempre disponibile e generosa.

Nel cimitero quartese, le due famiglie (di Statzu e della vedova) hanno ricevuto il grande abbraccio di amici e colleghi del 51enne. "Ci siamo fidanzati quando avevamo 17 anni", racconta Carmela Carta. "Poi il matrimonio e la nascita dei nostri due gioielli: Michele, ora diciannovenne e studente in Farmacia, e Gabriele, 24 anni, laureato in Ingegneria. Eravamo una bella e sana famiglia. Ora distrutta da un delinquente a noi sconosciuto".

CASA E LAVORO - Nel ricordare il marito, si interrompe più volte. Il dolore è un peso insopportabile. "Fabrizio per me era l'aria che respiravo. Più di quindici anni fa abbiamo vissuto un momento particolare del nostro rapporto. Siamo comunque rimasti sempre vicini e l'enorme amore che c'è sempre stato tra noi ci ha riuniti subito, facendoci superare le difficoltà e rafforzando il rapporto. Era un grandissimo lavoratore. Non guardava mai l'orologio ed era apprezzato da tutti".

Prima di diventare capo sala a Su Cumbidu, ristorante al centro di Cagliari, è stato dipendente storico e fidato de La Marinella e di St Remy. "In occasione dei catering in Prefettura", racconta orgogliosa la moglie, "chiedevano espressamente la presenza di mio marito. Si è occupato dei servizi più importanti, come i rinfreschi e pranzi per presidenti del Consiglio e della Repubblica".

L'ORTO - Quel pezzo di terreno e quella roulotte, nell'ex campeggio al Margine Rosso, erano il suo unico svago: "Fabrizio ha sempre amato la campagna. Si era ritagliato un pezzo di terreno: coltivava piantine di vario tipo. Era orgoglioso quando rientrava a casa con il suo basilico, il suo peperoncino e i suoi pomodorini. Erano le sue creature", aggiunge la moglie. "Ogni tanto", sottolinea, "dormiva nella roulotte perché magari l'indomani doveva andare al lavoro molto presto. La sua casa è sempre stata qui con noi, a Quartu".

LA GENEROSITÀ - Giovedì sera la coppia è andata a fare la spesa, come sempre. "Mio marito", spiega quasi con un sorriso la moglie, "si è fermato davanti alle confezioni dei pandori. Gli ho ricordato che ne avevamo già diverse a casa. Lui mi ha risposto: 'ne prendo un po' da distribuire a chi è meno fortunato di noi'. Lo faceva spesso: pensava sempre ai più bisognosi e li aiutava nei limiti del possibile. Grazie al suo lavoro ha portato avanti una famiglia e cresciuto due figli, circondandosi di tantissimi amici e conoscenti".

L'ULTIMO GIORNO - Cosa sia accaduto nella notte tra venerdì e sabato è ancora avvolto nel mistero. "So di averlo lasciato di mattina nel nostro letto. Sono andata a Uras per trovare un nostro nipotino. Si è anche preoccupato: 'guida con prudenza', mi ha detto. È andato al lavoro di pomeriggio poi probabilmente è passato a prendere qualche prodotto dell'orto nell'ex camping. È qui che me lo ha ammazzato".

Nonostante tutto Carmela Carta non prova alcun sentimento per il sudanese accusato di omicidio: "Non lo odio. Sono molto credente. Ora però vorrei svegliarmi e urlare a tutti che è stato solo un incubo terribile".

Matteo Vercelli
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