Commissione mediche per la certificazione dell’invalidità, la paralisi in Sardegna continua. «Il 2 settembre 2023 ho presentato all’Inps, tramite un patronato, domanda di aggravamento per mia moglie malata, chiedendo l’applicazione dei benefici della legge 104»: da allora  P.E.D., che ha scritto alla redazione de L’Unione Sarda, firmandosi e fornendo numerosi dettagli, ha iniziato a fare i conti con l’inefficienza. Nessuno in sei mesi ha visitato sua moglie. L’Inps dice: «Pratica in lavorazione, non è colpa nostra». L’Asl di Cagliari ributta la palla dall’altra parte: «Non abbiamo ricevuto richieste». In casa la situazione si aggrava: marito e moglie sono abbandonati. 

La rabbia

«Mi sento menato per il naso», racconta P.E.D., facendo ricorso a una garbata e vetusta formulazione di disappunto, «non capisco e provo a chiedere in giro». E incappa in voci di corridoio «che sussurrano che gli eroi del Covid, i medici componenti le commissioni mediche, abbiano bloccato tutte le visite instaurando un contenzioso con l’amministrazione regionale perché vogliono avere pagato, oltre lo stipendio, un gettone di presenza per le riunioni collegiali delle visite mediche ai fragili. Spero non sia vero». 

Invece lo è, vero. Solo che la situazione è più complessa. 

Il blocco

I pazienti oncologici aspettano fino a 130 giorni per il riconoscimento dell’invalidità: la legge dice che dovrebbero essere massimo tra i 15 e i 30. Chi non ha un tumore, invece, ha atteso 180 giorni, contro i 30-40 che sarebbero imposti dalle norme. E in lista d’attesa risultavano 11.500 richieste di visita, quasi 1800 provenienti da malati di cancro. E alcuni di questi, purtroppo, non hanno avuto il tempo di essere “pazienti”, perché la malattia non gliel’ha permesso. Sono i numeri del disastro delle commissioni mediche della Asl di Cagliari, la più importante della Sardegna. In tutta l’Isola si stima che questa situazione riguardi circa 20 mila pazienti. 

Le attività erano bloccate da ottobre, quando era stata applicata la delibera della giunta regionale che imponeva ai medici che ne facevano parte di effettuare le visite solo durante l’orario di servizio. Risultato: tutto fermo, perché gli organici erano e sono all’osso, e migliaia di invalidi in attesa di certificazione sono stati abbandonati. La “buona” notizia è che il dipartimento di medicina legale dell’azienda sanitaria a gennaio ha lanciato l’allarme e predisposto un piano per affrontare il dramma. La cattiva è che il programma, approvato, deve entrare a regime e fare i conti con la carenza di personale.

 La paralisi

A delineare lo sconfortante quadro ci sono i numeri contenuti nella proposta di programma straordinario di intervento proposto dal Dipartimento di prevenzione della Asl al direttore generale Marcello Tidore. Il documento, che risale a gennaio, ripercorre anche le cause dello stop. In sintesi, la Regione ha adottato una delibera ad agosto, il manager ha dato applicazione ai primi di ottobre: era stato deciso che i componenti delle commissioni avrebbero dovuto svolgere l’attività all’interno dell’orario di servizio e non al di fuori, con gettone per la remunerazione, perché quelle mansioni erano già comprese nello stipendio. Fino ad allora, col vecchio regime, il servizio era stato garantito. Poi si è scoperto, come era ovvio, che «non vi è la sufficiente disponibilità di risorse umane (medici, assistenti sociali e amministrativi) per far fronte, al funzionamento delle commissioni». È stato l’inizio del blocco, con liste d’attesa che si sono gonfiate a dismisura: niente certificazioni, niente accompagnamento, negati i diritti a chi è invalido. Veniva proposto, in sintesi, di tornare al vecchio sistema. Per arrivare fino «a febbraio 2025 a una media di 3.488 accertamenti mensili, con un decremento progressivo nei mesi successivi, riducendosi fino a 2.300 accertamenti al mese entro il 31 marzo dello stesso anno».

I paletti 

Il dg Tidore ha posto alcuni paletti, dichiarando superata l’imposizione del lavoro in commissione in orario di servizio, ma ha dato il suo benestare, sottolineando «l’importanza del rispetto del criterio della rotazione di ogni membro della commissione». Il lavoro per mettere una toppa è in corso e si attendono i risultati. Intanto, migliaia di sardi non vedono riconosciuti i loro diritti. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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