Altri 1.900 pazienti privi di assistenza medica nell’Alto oristanese dopo che, il 31 dicembre, ha cessato di esercitare nel territorio la dottoressa Manuela Pitzalis, trasferitasi in un’altra provincia. Aveva ambulatorio a Ghilarza, ma contava tra i suoi pazienti cittadini di altri paesi di Guilcier e Barigadu.

Una brutta sorpresa per i suoi assistiti che, dall’oggi al domani, si sono trovati privi di medico di base e questo nonostante la comunicazione della dottoressa alla Asl risalga al mese di ottobre. Da parte sua l’Azienda sanitaria assicura di aver fatto subito un bando, andato però deserto. E ora ci si dovrà affidare all’Ascot. Tante le proteste e i disagi da parte dei pazienti.

«Dal 31 dicembre siamo rimasti senza medico e senza ricevere nessuna comunicazione dalla Asl – evidenzia Mariangela Corona, 62 anni di Ghilarza -. Tutti abbiamo diritto all’assistenza e c’è chi ha anche maggiori necessità perché segue terapie salvavita».

Parole dure da Giuseppino Canu, segretario provinciale della Fimmg:  «La situazione è grave. Si sapeva da oltre due mesi che la collega sarebbe andata via e non è stato fatto niente se non un bando che non ha prodotto risultati. I medici non si cercano così. Si potrebbero coinvolgere medici giovani, offrendo degli incentivi, oppure si potrebbe far rientrare temporaneamente dei colleghi andati in pensione e che darebbero la propria disponibilità. Stamattina  ho fatto tante ricette a pazienti non miei, rimasti privi di assistenza ma non si può andare avanti così. E la soluzione non può essere la guardia medica o gli Ascot che non stanno funzionando come dovrebbero».

Canu incalza: “È da anni che noi medici lanciamo l’allarme su quanto sarebbe accaduto adesso, ma non siamo stati ascoltati. L’impegno da parte della Asl doveva essere diverso. Il rischio ulteriore è che adesso anche i medici presenti sul territorio, sovraccarichi di lavoro, abbandonino la professione». Da parte sua il manager della Asl Angelo Maria Serusi spiega: «Noi ci siamo attivati subito, proponendo un bando attraverso Ares. Non è un problema di tempi, ma di medici che non vogliono andare sul territorio. È così in tutta Italia. Proprio per sopperire a queste situazioni abbiamo attivato gli Ascot, che sono un palliativo e su base volontaria. Ora abbiamo chiesto già disponibilità ai medici che prestano servizio negli Ascot per garantire almeno altri due, o meglio tre, giorni di apertura a Ghilarza. Speriamo che accettino».

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