È lotta a Ottana. Tutti davanti alla fabbrica domani mattina, per cercare di bloccare la fermata dell'unica centrale elettrica rimasta.

Lo stato di di agitazione, annunciato qualche giorno fa dagli Rsu, si trasforma quindi in un disperato tentativo di salvare la piccola centrale elettrica Bio Power, alimentata con l'olio di palma, che la municipalizzata di Bolzano, (che detiene l'80% delle azioni), ha deciso di chiudere.

La centrale elettrica BioPower Sardegna di Ottana, in marcia da circa 13 anni, produce 36 megawatt, impiegando una ventina di operai e tecnici di Ottana Energia.

La chiusura di questa piccola centrale elettrica, tuttavia, comporterà inevitabilmente conseguenze disastrose, con la chiusura definitiva di quanto resta all'interno dello stabilimento chimico. Di fatto si rischia entro breve tempo la fine dell'industria, iniziata nel lontano 1973. Questo avviene dopo la fermata degli impianti di Ottana Polimeri, (produzione Pet per bottiglie), avvenuta circa tre anni fa, con gli 80 operai ancora in cassa integrazione, quindi della fermata della centrale elettrica a olio combustibile, chiusa 17 mesi fa, poiché Terna non ha rinnovato il contratto di essenzialità.

"Si rischia il deserto - è scritto in un comunicato degli Rsu - per questo ci appelliamo ai soggetti istituzionali regionali, ai sindacati e all'azienda, affinché chiariscano le posizioni in essere e facciano sapere, quali siano le reali intenzioni per dare un futuro a Ottana".
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