È il 17 maggio 1935 quando a Orgosolo si registra un fatto di sangue che mai verrà dimenticato. Antonia Mesina è una ragazzina di nemmeno 16 anni, di prima mattina va a messa poi raggiunge le campagne del paese per cercare la legna da utilizzare per il forno di casa, quello dove cuocerà il pane. 

Lungo la strada incontra Annedda Castangia, una vicina, e insieme si mettono a preparare la legna in fasci. Improvvisamente Antonia viene aggredita da Ignazio Catgiu, suo compaesano. Il 21enne la trascina dietro i cespugli e tenta di violentarla. La giovane resiste con tutte le sue forze e a quel punto il suo aguzzino afferra una pietra e la colpisce per 74 volte, frantumandole il cranio e sfigurandole il volto.

Catgiu verrà condannato a morte tramite fucilazione avvenuta a Pratosardo, la ragazzina non avrà scampo.

Antonia Mesina è stata dichiarata beata, la Chiesa ha riconosciuto nella sua figura una “martire della purezza”.

Le sue spoglie riposano nella cripta della parrocchia di Orgosolo.

(Unioneonline/s.s.)

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