In Sardegna le mafie tradizionali hanno solo “proiezioni”: investono proventi di attività illecite realizzate in altre regioni. A mettere in piedi un gigantesco business illecito ci pensa la criminalità locale, che ha trasformato l’isola in un «florido mercato della produzione e dello spaccio di stupefacenti, in particolare marijuana, che viene prodotta in grandissime quantità nelle coltivazioni illegali dissimulate nei territori più impervi dell’entroterra».

La piazza più grossa d’Italia: nel 2022, stando a una recente relazione consegnata al Parlamento, da questa parte del Tirreno sono state sequestrate 15 tonnellate di canapa, la metà del quantitativo italiano. 

Dalla coltivazione all’esportazione il passo è semplice e ovvio. Ed è in questa fase che i sardi rinsaldano i loro legami con le organizzazioni della Penisola, per arrivare anche al resto d’Europa. 

La tesi è della Direzione investigativa antimafia, che ha appena reso noto il suo rapporto per il secondo semestre del 2022. 

«L’Isola», si legge, «risulta caratterizzata da un progressivo e costante incremento del traffico di stupefacenti». Che si lega a un altro fenomeno: gli assalti ai portavalori. «Le indagini e i processi», è scritto nel report della Dia, «dimostrano lo stretto legame tra questi reati ed il traffico organizzato di droga, spesso finanziato con i proventi delle rapine». 

L’ultimo sequestro? Questa mattina: ad Arborea i carabinieri hanno scoperto un terreno con oltre 3.330 piante ad alta concentrazione di Thc. Il coltivatore: uno studente di 18 anni del paese. 

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