Una medusa d’acqua dolce, nota con il nome di Craspedacusta sowerbyi, è stata rinvenuta tra le acque del torrente Fossu Frate di Ghirru, noto anche con il nome di Rio Pitrisconi, nell’oasi naturalistica di Monte Nieddu a San Teodoro. L’esemplare è stato rinvenuto lo scorso 21 ottobre in seguito ad una segnalazione da parte di Yoris Palpella, una guida canyoning che opera in quelle aree.

A dare un nome all’insolita medusa sono stati il naturalista Marco Marrosu e l’agronoma Giovanna Chessa che, in collaborazione con un nuovo progetto dell’università spagnola di Zaragoza, hanno effettuato un’indagine preliminare del corso del torrente. Gli studi hanno rivelato che si tratta di una specie appartenente alla classe degli Idrozoi, già trovata nel 1970 nel bacino artificiale del Liscia, ma di cui fino ad oggi non si era più rilevata la presenza tra i corsi d’acqua in Sardegna. Al 2017 le segnalazioni sulla presenza della medusa d’acqua dolce in Italia erano 40, a cui oggi si aggiunge anche questa del Fossu Frate di Ghirru, un affluente del Rio San Teodoro.

La specie ha un diametro di lunghezza variabile attorno ai 5 cm ed è altamente invasiva grazie alla possibile sopravvivenza in uno stadio di vita latente (cisti) fino a 40 anni, con resistenza al completo disseccamento; sopravvive tutto l’anno in una formale sessile, legata al substrato, e sviluppa la forma natante medusoide quando le condizioni si presentano favorevoli.

Le cascate del rio Pitrisconi (foto Lecca)
Le cascate del rio Pitrisconi (foto Lecca)
Le cascate del rio Pitrisconi (foto Lecca)

La Craspedacusta sowerbyi si aggiunge alla lista delle recenti specie alloctone e invasive arrivate negli ultimi anni in Sardegna, tra cui il famigerato granchio blu, il gambero marmorato e il gambero del Mississipi. La fase successiva al ritrovamento della medusa d’acqua dolce riguarderà lo studio sulle motivazioni anche climatiche che hanno portato al suo sviluppo questa nuova specie e soprattutto si cercherà di capire quanto possa influire sui nostri ecosistemi. Studi del genere sono già stati effettuati a livello mondiale su altri ospiti inattesi e indesiderati come ad esempio la perca del Nilo, Lates niloticus, che, dopo essere stata introdotta nel Lago Vittoria negli anni ‘50, ha modificato profondamente il numero di specie di ciclidi endemici.

Un'altra specie alloctona invasiva è la lampreda di mare, Petromyzon marinus, rinvenuta nei Grandi Laghi americani. La ricerca scientifica in questo ambito è gestita dalla Strategia Europea sulle Specie Aliene Invasive, che prevede un’importante opera di sensibilizzazione, prevenzione e pianificazione di tutta una serie di interventi contro gli esemplari già stabilizzati e punta ad  identificare nuovi potenziali invasori.  

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