Una specialista e due infermiere del Pronto Soccorso di Olbia indagate per la morte di un turista lombardo, la Procura di Tempio per due volte chiede l’archiviazione, il gip impone l’imputazione coatta. Il fascicolo, dunque, approderà davanti al gup su ordine del giudice delle indagini preliminari. La vicenda è quella di un turista comasco che nell’agosto del 2019 è entrato nel Pronto Soccorso del Giovanni Paolo II di Olbia per forti dolori addominali.

Secondo le contestazioni imposte dal gip, non venne correttamente diagnosticata una ernia strozzata ombelicale e furono somministrati al paziente farmaci non idonei. L’ostruzione intestinale è risultata fatale per il paziente. Gli indagati sono difesi da Cristina Cherchi, Giuseppe Bardini, Gian Mario Mosca ed Erika Castellani. La famiglia della vittima si è costituita parte civile ed assistita da Alessandro Borghi e Alberto Viganò.

Le indagini mettono in evidenza le drammatiche condizioni di lavoro per medici del Pronto Soccorso di Olbia, e degli altri ospedali galluresi: pochi specialisti che gestiscono centinaia di accessi al giorno e affrontano “codici rossi” contestuali senza gli strumenti necessari. Le indagini riguardano spesso presunte colpe mediche per fatti avvenuti soprattutto nel periodo luglio agosto, nei giorni di punta della stagione turistica. 

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