Con l’autunno e le prime piogge nell’Isola torna il periodo della raccolta di funghi. Ma attenzione, perché l’inesperienza o la cottura sbagliata dell’alimento possono portare guai. Sono 164 infatti casi di intossicazione registrati in Sardegna negli ultimi 10 anni. Maglia nera per Cagliari, con 64, seguita da Carbonia (55) e Sanluri (45). Lo riporta uno studio dell’Università di Cagliari pubblicato sulla rivista Food Science & Nutrition, firmato da Laura La Rosa, Serafina Corrias, Iginio Pintor e Sofia Cosentino. 

«Grazie alle competenze del servizio Ispettorato Micologico – si legge nel documento – le specie responsabili sono state identificate in 162 casi (98,78%), di cui 81 sono stati causati da specie tossiche, 60 da commestibili e 45 da non commestibili. Omphalotus olearius (comunemente conosciuto come “Fungo dell’olivo”, spesso scambiato con il commestibile Cantharellus cibarius) e Agaricus xanthodermus (falso prataiolo) erano quelle tossiche più rappresentate (rispettivamente 22% e 18%). Boletus aereus (18%) è stata la specie commestibile più frequente, mentre le Boletaceae sono state i funghi non commestibili prevalenti.

I dati – raccolti nel Sud Sardegna dal 2011 al 2021 – dimostrano come un corretto e rapido riconoscimento delle intossicazioni da funghi sia importante per migliorare la prognosi dei pazienti. Gli effetti avversi vanno da lievi sintomi gastrointestinali all’insufficienza d’organo alla morte, mentre i sintomi registrati sono vomito, nausea, diarrea e crampi. Tuttavia ancora oggi in pochi conoscono l’esistenza dei servizi di consulenza. E poiché la maggior parte delle malattie derivanti dall’ingestione di funghi velenosi sono prevenibili, «è obbligatoria una maggiore consapevolezza pubblica sui potenziali pericoli dell’avvelenamento da funghi», conclude lo studio.

(Unioneonline/v.f.)

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