Saranno 25 i parlamentari sardi scelti con la nuova legge elettorale.

Alla Camera 17, uno in meno rispetto agli attuali, mentre al Senato saranno 8 come gli attuali.

Il nuovo testo prevede il voto al singolo candidato nel proprio collegio e contestualmente la preferenza per un listino bloccato su base regionale. La politica sarda si interroga sulla dimensione dei collegi e la possibilità di rappresentare tutti i territori. Oggi la legge arriva alla Camera e potrebbe subire modifiche prima dell'approvazione definitiva. Sul piede di guerra i piccoli partiti, spaventati dalla soglia di sbarramento del 5%.

LE REGOLE - La Sardegna sarà divisa in 6 collegi per la Camera e 3 per il Senato. In ognuno di questi, ci sarà un solo candidato per partito da eleggere con il sistema uninominale.

Affiancati ci saranno i listini bloccati (da 2 a 6 candidati), uguali in tutti i collegi, e dai quali verranno pescati eventuali altri eletti. L'assegnazione dei seggi sui quozienti interi avviene calcolando la percentuale di voti ottenuti nell'Isola. In base ai seggi che spettano a ogni partito la priorità è per chi vince la sfida uninominale e poi il listino. Previsto, se necessario, il ripescaggio dello sconfitto che ha ottenuto più voti nei collegi uninominali. I resti, invece, si calcolano su base nazionale.

I TERRITORI - Un'area vasta e scarsamente popolata. Nella suddivisione dei collegi la Sardegna paga questa caratteristica, come dimostra la dimensione del collegio per il Senato di Nuoro e Oristano. Il governo, però, potrebbe modificare la suddivisione. In casa Pd, però, non c'è il timore per una lacuna di rappresentanza perché "rispetto al Porcellum c'è molta più attinenza tra parlamentare e territorio", sottolinea il consigliere regionale Roberto Deriu. Giudizio positivo anche dal coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci: "Abbiamo una doppia sfida. Candidare una persona legata al territorio e altre apprezzate a livello regionale. La politica ritorna tra la gente".

LE CRITICHE - Per il Movimento 5 Stelle il cruccio è sulle liste bloccate. "Non è la nostra legge e per superare lo scoglio dei listini bloccati faremo le parlamentarie", annuncia il deputato Nicola Bianchi, convinto che comunque in Sardegna "ci sia un problema di territori che rischiano di vedere diminuita la propria rappresentanza a scapito delle zone più popolose".

PICCOLI A RISCHIO - Il paradosso sarebbe vincere in un collegio uninominale e non essere eletto perché a livello nazionale il proprio partito non raggiunge il 5%. Per questo il senatore di Campo progressista, Luciano Uras, parla di una "brutta legge, fatta a fine legislatura che non garantisce le minoranze". Il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, Salvatore Deidda, è convinto che "la trovata del 5% nasce dalla volontà di tagliarci le gambe. Siamo sicuri di superare la soglia, ma quello che ci premeva era inserire le preferenze, ma Pd e grillini hanno votato contro".

Matteo Sau

© Riproduzione riservata