Estati torride con aumento delle temperature sia nei valori medi che in quelli massimi, inverni siccitosi. E acquazzoni violenti. Ecco cosa c’è nel destino della Sardegna.

L’Isola si trova in un’area «di transizione tra il deserto del Sahara e il centro-nord Europa»: tra le zone più colpite dalle febbre del Mediterraneo, la malattia che deriva dal cambiamento climatico. Lo afferma Pier Paolo Roggero, già direttore del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e componente del comitato scientifico (esperti dei due Atenei sardi) che ha messo a punto, con l’assessorato all’Ambiente, il testo della “Strategia regionale di adattamento al cambiamento climatico”. 

«Se non si fa nulla» per rallentare le emissioni in atmosfera, «entro un secolo il mare salirà di un metro. Significa che le città sulla costa, come per esempio Cagliari, subiranno conseguenze pesanti»: questo il parere del presidente della società meteorologica italiana, Luca Mercalli.

Nel più breve periodo, invece, sarà una settimana piovosa – tra stanotte e domani saranno particolarmente colpiti i settori occidentali dell’Isola – con residui piovaschi a Pasqua e Pasquetta. 

I dettagli negli articoli di Piera Serusi e Luigi Almiento su L’Unione Sarda in edicola e nell’edizione digitale 

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