Nella Sardegna “alta”, nel senso dei monti, il riscaldamento resta spento, eppure in quella zona il Piano nazionale di contenimento dei consumi del gas voluto dall’ex Governo Draghi consentirebbe di accendere i termosifoni. Merito del caldo decisamente fuori stagione, considerato che siamo a fine ottobre, e i sardi pur stufi delle temperature massime vicino ai trenta gradi festeggiano. Il riscaldamento resta spento, Putin si tiene il suo gas che ormai si compra in boutique e, grazie all’autunno mite, si risparmia. L’impatto della legge sul contenimento dei consumi ancora non si può misurare al di fuori delle zone montuose dell’Isola: il calendario prevede gli impianti ancora spenti.

Certo, non potrà durare per tanto tempo, ma di fatto il risparmio c’è. I problemi, però, non mancano: gli amministratori di condominio, ad esempio, dicono che molte famiglie che hanno sempre pagato le quote, non sempre ci riescono più. E siccome il gasolio per la caldaia si deve pagare, quando si esaurirà il carburante saranno dolori: nel migliore dei casi, chi se lo può permettere pagherà di più e avrà i termosifoni accesi, gli altri resteranno al freddo. Oppure resteranno al freddo tutti.

In ogni caso, spiegano dal dipartimento di Economia dell’Università di Cagliari, anche i sardi stanno diventando più virtuosi: è gara nelle famiglie per spegnere le lampadine nelle stanze in cui non c’è nessuno, si tenta di andare al lavoro alternando la propria auto con quella di un collega col quale si viaggia ora insieme e si vive senza sprechi. Che è già un ottimo inizio.

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