Ora è definitivo l'ergastolo nei confronti di Alessandro Musini, il cagliaritano condannato per aver ucciso la moglie, Anna Mura, il 16 marzo del 2015 a Castenedolo, nel Bresciano, con oltre 30 coltellate.

Per la Corte di Cassazione il ricorso presentato dai legali dell'uomo è inammissibile.

La vittima, originaria di Monserrato, era stata colpita con due diversi oggetti, uno da punta e da taglio, l'altro probabilmente un batticarne, entrambi spariti dall'abitazione.

A trovare il cadavere era stato il figlio, all'epoca minorenne. Musini invece si era allontanato ed era stato ritrovato dopo diverse ore, con addosso i vestiti sporchi di sangue.

La coppia, è stato ricostruito, viveva un momento di tensione. La figlia di Anna, Deborah Mulana (avuta dal precedente matrimonio), che avevamo intervistato in esclusiva, aveva ripercorso gli ultimi giorni raccontando di un episodio di violenza nei confronti della mamma. E aveva anche spiegato di non aver dubbi sulla colpevolezza di Musini.

"La Cassazione ha sentenziato - dice oggi - Ricorso inammissibile, ergastolo confermato. Mai concesso uno sconto, sono quasi felice".

"Speravo in questa sentenza, anche se avevo qualche timore perché con i tanti casi che si sentono oggi si sa che tutto si può smontare anche davanti all'evidenza", aggiunge.

Alessandro Musini (Archivio L'Unione Sarda)
Alessandro Musini (Archivio L'Unione Sarda)
Alessandro Musini (Archivio L'Unione Sarda)

Vi siete più incontrati?

"L'ho visto a tutte le udienze, più volte mi ha guardata, ha incrociato il mio sguardo ma non riusciva a sostenerlo, perché io non abbassavo di certo gli occhi".

Lui ora dov'è?

"In carcere a Uta, l'ho scoperto solo qualche giorno fa che è stato trasferito qui in Sardegna".

La rabbia è ancora tanta.

"Ovviamente. Perché non stiamo parlando di una casualità, come un litigio finito male o una spinta con conseguenze tragiche. Si tratta di una cosa che lui aveva organizzato, ha trovato solo il momento giusto per portarla a termine. Mia madre sentiva la cattiveria da parte sua, e aveva paura non tanto per sé quanto per i figli, in particolare il piccolo, quello che l'ha trovata in un lago di sangue".

Il corpo aveva diversi segni.

"L'ha trucidata, oltre ai colpi sulla testa ci sono tutte le ferite sul collo con un oggetto appuntito, la testa gliel'ha sfondata col batticarne, le ha frantumato le dita delle mani con le quali lei ha tentato di difendersi. E pensare che mia mamma era ancora nel pieno della vita, aveva appena compiuto 54 anni, il 15 marzo era il mio compleanno e lui il 16 ha fatto proprio 'un bel regalo' a tutti noi".

Dove vivete adesso?

"Io sono tornata in Sardegna e sto combattendo perché mio fratello sia adeguatamente seguito. Quello che ha visto, la nostra mamma col cranio fracassato, lo ha segnato in modo indelebile".

L'ergastolo è una pena giusta?

"Per me non è sufficiente, niente è sufficiente per fargli pagare ciò che ha fatto. E stare in carcere per sempre non basta, è stato crudele e ha fatto del male anche a me e ai miei fratelli. Ognuno è stato colpito in modo mirato, e con modalità diverse".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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