Dentro la sofferenza e la festa per il Cagliari, fuori la vergogna. Attorno alla Unipol Domus è andato in onda il solito, indecente spettacolo. Un angolo della città preso d’assalto da migliaia di tifosi costretti a brancolare nel buio. Le denunce sono sinora cadute nel vuoto. Peggio, nel recente passato è stato persino negato ai cronisti, dal Municipio, che il problema esista. “Non risulta, non è stato segnalato”, la risposta.

Per accedere allo stadio dalla zona del vecchio pallone di Italia ’90 si deve transitare nella penombra, mitigata dai fari delle auto a caccia di parcheggio. Tra quei mezzi ci sono anche quelli delle forze dell’ordine: sorprende come nemmeno militari e agenti abbiano mai sollevato il problema con la Prefettura e con la Questura. O, se lo hanno fatto, non hanno fatto breccia negli uffici del Comune dove si accentrano le decisioni.

Dalla vecchia Nord alla Sud, con in mezzo la tribuna coperta del fu Sant’Elia, i lampioni sono spenti. Al massimo, ce n’è uno acceso su cinque, sei, a conferma di come, comunque, un impianto di illuminazione “funzionante” esista.

Totalmente al buio il tratto che costeggia l’ex Curva Sud, pericolosissimo soprattutto quando i tifosi lasciano a piedi lo stadio condividendo pericolosamente la strada con le auto che escono dalle aree di sosta.

Le tragedie, proprio dopo le gare interne del Cagliari, non hanno indotto nessuno a risolvere il problema. Peccato, perché aspettando il nuovo stadio, i tifosi hanno il diritto, dopo la gioia o il dolore davanti allo spettacolo del calcio, di tornare a casa in sicurezza.

(e. d.)

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