Meno 15 per cento nei primi mesi del 2017: la crisi del porto canale rischia di trasformarsi in un crollo verticale, dopo che l'Hapag Lloyd - la principale compagnia di trasporti navali nello scalo -, ha deciso di dare una sforbiciata agli approdi nella banchina di Macchiareddu.

Per l'immediato futuro non si prevede nulla di buono: contenere la flessione del traffico entro il 20 per cento sarebbe un miracolo. Non è un caso che dopo la Clp, la compagnia di lavoratori portuali in crisi da mesi, anche un'altra azienda minaccia di alzare bandiera bianca: "La Iterc ha avviato le procedure per la cassa integrazione ordinaria", riferisce Corrado Pani, segretario regionale della Fit Cisl. Insomma: altre 80 persone in bilico, in un porto che fino a poco tempo fa straripava di container.

LA CRISI - La mazzata è arrivata alla fine di giugno, quando uno dei servizi gestiti dalla Hapag Lloyd è stato acquisito dalla Maersk, che ha come base preferita il porto di Tangeri, in Marocco. "Gli ultimi numeri ci mettono in allarme. Il gestore del terminal ha parlato di cali fisiologici, ma serve un intervento: Giunta regionale e città metropolitana non possono stare immobili", dice Pani.

Trovare un'alternativa alla compagnia di trasporti tedesca non è semplice. Negli ultimi anni la galassia dei portacontainer si è ristretta: da oltre 20 gruppi, il panorama si è ridotto a 11 colossi. Il settore si è concentrato, e se fino a poco tempo fa la crescita del traffico superava il 10 per cento annuo, ora si naviga intorno all'1-2 per cento. Gli operatori usano navi sempre più grandi per ridurre i costi e gli approdi nei porti. È un momento di crisi, come fanno notare le imprese, prima tra tutte la Contship, che controlla il Cict (Cagliari international container terminal) di Macchiareddu.

LE TASSE - La chiave per attirare il traffico è la riduzione delle tasse di ancoraggio. Senza, il porto canale non è competitivo con gli altri scali del Mediterraneo. Uno sconto sulle tariffe c'è già, ma non è stabile: viene definito ogni anno, a seconda delle economie di bilancio che si rendono disponibili di volta in volta. "Ma alle compagnie serve una programmazione pluriennale. A Tangeri il porto non solo garantisce sconti ma addirittura sovvenziona i trasportatori", racconta William Zonca, segretario della Uil Trasporti. Gli altri rimedi dipendono dalle imprese: "Per dare continuità al traffico sarebbe giusto che un operatore investisse nella Cict. Quello di Cagliari è uno dei pochi scali in cui nessuna linea marittima è presente nell'azionariato".

Ma sarà fondamentale anche il ruolo della neonata autorità di sistema portuale del Mar di Sardegna: il presidente Massimo Deiana oggi sarà a Roma per incontrare i colleghi degli altri porti d'Italia. Nella sua agenda ci sono già diverse scadenze: c'è da risolvere la questione dei lavoratori della Clp e poi, più in generale, bisognerà affrontare la crisi dello scalo.

FUTURO CINESE? - All'orizzonte ci sono nuovi investimenti. La Cict potrebbe decidere di sostituire le gru, per renderle più funzionali alle navi gigantesche utilizzate da quasi tutti i colossi del trasporto container.

Nei prossimi giorni il consiglio d'amministrazione della Contship discuterà dell'argomento. Il porto, giurano i più esperti, è comunque competitivo dal punto di vista delle strutture: il fondale di 16 metri è adeguato, le banchine hanno lunghezze sufficienti, la posizione - al centro del Mediterraneo - è ottima.

Il futuro di Cagliari potrebbe essere legato alle decisioni della Cina. Pechino sta studiando nuove rotte - alcune di queste però passano addirittura dall'Artico e dalla Russia - per raggiungere l'Europa. Da settimane, poi, si parla dell'interesse della Cosco Shipping, compagnia di Stato cinese, per lo scalo cagliaritano. La recente visita del presidente Xi Jinping potrebbe confermare l'attenzione. Nessuno, però, si sbilancia. "Al momento non servono ipotesi, ma contratti: vedere un vettore importante come Hapag Lloyd ridimensionare i suoi passaggi a Cagliari è preoccupante", spiega il consigliere regionale del Pd Piero Comandini, che nei giorni scorsi ha presentato insieme a tutta la maggioranza una mozione per chiedere un intervento della Giunta sul porto canale.

Michele Ruffi

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