Un nuovo altolà. Questa volta è Alessandra Todde a frenare sulla fusione degli aeroporti sardi. «Agire senza di noi sarebbe da considerare un atto ostile alla Regione e alla Sardegna intera», è il senso del discorso fatto dalla governatrice ai vertici di F2i, il fondo d'investimento che controlla gli scali di Olbia e Alghero e punta a mettere le mani anche su quello del capoluogo.

La governatrice Todde tira il freno d'emergenza proprio quando la privatizzazione dell'aeroporto di Cagliari (valore: oltre 400 milioni di euro) sembrava ormai decisa, nonostante i pareri negativi e le ordinanze del tribunale. Non solo: la “moral suasion” della neopresidente nei confronti dei vertici dell'altra parte coinvolta nell'operazione, cioè la Camera di Commercio di Cagliari e Oristano, ha fatto saltare la riunione decisiva per la fusione.

Il piano di integrazione fra i tre aeroporti dell’Isola prevede che l'ente pubblico sottoscriva un aumento di capitale di Ligantia, società che ha in pancia i pacchetti di maggioranza di Geasar (Olbia) e Sogeaal (Alghero), conferendo le proprie azioni della Sogaer (Cagliari). Ma l'incontro è stato rinviato.

Nelle intenzioni dell'ente pubblico e del fondo d'investimento la privatizzazione dello scalo cagliaritano doveva concludersi entro aprile, cosa che non è piaciuta a Todde, la quale vuole tutto il tempo necessario per studiare le carte. La Regione rischia di perdere qualsiasi controllo sulla gestione degli aeroporti ed è ovvio che se il passo conclusivo dovesse arrivare proprio in questi giorni, sarebbe interpretato come un atto contrario agli interessi dell'Isola. Tanto più che sull'operazione pendono diversi giudizi.

Michele Ruffi

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