Mauro Pili

Il jackpot è milionario. Il bando sulla continuità territoriale è esplicito come non mai. Le compagnie aeree potranno scegliere due opzioni, spartirsi 52 milioni di euro, uno sull’altro, oppure accettare di svolgere il servizio con zero “compensazioni”. Il meccanismo è demenziale. Per la prima volta la Regione sarda lo esplicita in un unico bando. Cambia solo la scansione temporale: entro il 27 dicembre prossimo le compagnie aeree potranno fare un’offerta, con una percentuale di ribasso rispetto ai 52 milioni, per tentare di conquistare più rotte e più soldi, mentre a gennaio, entro il 31, potranno ribaltare tutto e accettare l’imposizione dell’onere del servizio pubblico per volare sulle rotte sarde senza compensazioni e senza diritti esclusivi.

Compensazioni volanti

È tutta qui la contraddizione di un sistema che il più delle volte si preoccupa più delle casse delle compagnie piuttosto che del costo e del servizio offerto ai passeggeri. Un guadagno a piene mani da parte delle società volanti che si trasforma in regalia, prima di Stato e ora regionale. Il meccanismo delle “compensazioni” è, infatti, notoriamente l’occasione per elargire alle compagnie aeree soldi di fatto non dovuti proprio perché il più delle volte non c’è proprio niente da compensare. È la procedura di calcolo del costo del servizio, prevista dai regolamenti europei, che impedisce, o meglio dovrebbe impedire, guadagni da mille e una notte per le sempre piangenti compagnie aeree.

Vietato lucrare

Per comprendere quanto queste milionarie compensazioni siano di fatto un regalo indebito e ingiustificato basta rileggere la norma comunitaria: «Tale compensazione non può superare l’importo necessario per coprire i costi netti sostenuti per la prestazione dell’onere di servizio pubblico, tenendo conto dei conseguenti ricavi ottenuti dal vettore aereo e di un margine di profitto ragionevole». Nella sua stravaganza normativa questa volta l’Unione Europea è stata chiara: le compensazioni non devono superare i costi netti del servizio pubblico. Tradotto significa che lo Stato membro, quindi l’Italia, e per delega ministeriale la Regione Sarda, deve misurare in maniera puntuale il reale costo del servizio. In questo caso l’unità di misura è il costo dell’ora volata.

Profitto ragionevole

La procedura prevede di sommare tutte le voci di costo, dal carburante al personale, dalle assicurazioni al catering di bordo, dall’handling all’ammortamento degli aeromobili. A queste voci, poi, occorre sommare un cosiddetto “margine di profitto ragionevole”. La variabile applicata può oscillare tra il 4 e il 6%. Nell’ultimo bando è fissato un “guadagno” del 4,7%. Tutto questo perché l’Europa ha stabilito che per le isole, dove viene imposto l’onere del servizio pubblico, ci sono rotte dove non si può e non si deve speculare. In realtà negli anni passati le compagnie aeree “dialogavano” indebitamente con le stazioni appaltanti sino a “condizionare” la determinazione del costo dell’ora volata.

Trucco ammortamento

In almeno due casi, nelle due ultime gare, prima della cancellazione della tariffa unica, lo scorso anno, la Regione ha pure pubblicato l’analisi dei costi con la definizione di «allegato tecnico – continuità territoriale della Regione Sardegna». Fu facile capire con quale meccanismo salivano a dismisura i costi dell’ora volata. Non potendo far salire voci “verificabili” all’istante, come carburante o personale, si facevano crescere a dismisura i costi degli ammortamenti degli aerei. In Sardegna, per esempio, per anni si sono pagate compensazioni di ammortamenti per un aereo del valore di 50 milioni di euro.

Spacciati per nuovi

Venivano, insomma, calcolati come fossero più che nuovi, visto che l’Air320 aveva quotazioni sotto i 40 milioni di euro per un aeromobile nuovo. La realtà è che l’Alitalia quel servizio lo svolgeva con aerei che avevano abbondantemente superato i 15 anni di vita, mentre il ministero dell’Economia aveva stabilito che quel tipo di aereo aveva una tempistica di ammortamento non superiore ai sette anni. In pratica con le compensazioni degli ammortamenti la Regione sarda pagava aerei vecchi per nuovi. Una volta scoperto l’arcano, hanno fatto crescere a dismisura le cosiddette “spese generali”, le “spese varie” e ogni voce generica pur di mantenere alle stelle le compensazioni, che risultavano, dunque, ingiustificate e ingiustificabili. La determinazione del costo dell’ora volata, dunque, è un passaggio chiave, al quale deve essere poi aggiunto il “ragionevole” profitto del 4,7%.

Calcoli spariti

Di queste analisi, prima pubbliche, ora non c’è traccia in nessun documento ufficiale, anzi. La Regione, dichiarando di non avere le competenze per queste analisi, aveva deciso, un anno fa, di affidare un incarico all’esterno, per il quale, però, non c’è stato ufficialmente alcun seguito. Sono state proprio le eccessive compensazioni, palesemente ingiustificate, a portare la Commissione Europea ad accendere i riflettori sulla continuità territoriale da e per la Sardegna. Ora, come se niente fosse, si ripropongono “compensazioni-regalie” ingiustificate proprio perché la base di calcolo dell’ora volata, su cui si dovrebbe determinare il costo dei biglietti, contempla già un “profitto ragionevole”. Non basta, non solo la Regione si appresta a distribuire una marea di soldi alle compagnie aeree, ma quelle risorse saranno utilizzate di fatto per innalzare un muro verso la Sardegna.

Tariffa unica negata

L’assenza della tariffa unica, infatti, costituirà un limite rilevante allo sviluppo dell’Isola. In tutta Italia si viaggerà a pari condizioni di movimento tra regioni, mentre in Sardegna chi non sarà residente pagherà cifre esorbitanti. Il risultato sarà evidente: i turisti andranno altrove, la stagione turistica anziché ampliarsi si restringerà e gli emigrati sardi non potranno tornare a casa senza subire un salasso. Eppure nei provvedimenti con i quali si bandiscono le nuove gare c’è richiamata una norma tanto esplicita quanto disattesa: la Legge 22 gennaio 2016, n. 9, “Misure urgenti per interventi nel territorio” che aveva stanziato 30 milioni di euro a favore della continuità territoriale aerea della Sardegna. La domanda è una conseguenza: per quale motivo la Regione richiama quella disposizione se poi il bando regionale prevede l’esatto contrario, con la negazione della tariffa unica?

Uso improprio

In altri termini si potrebbe configurare un utilizzo improprio e reiterato di quei fondi visto che il disposto legislativo parla chiaro: «Al fine di garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti aerei da e per la Sardegna, che consenta la riduzione dei disagi derivanti dalla condizione di insularità e assicuri la continuità del diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti, è attribuita alla Regione Sardegna la somma di euro 30 milioni per l’anno 2015». Trenta milioni che poi sono diventati di fatto uno stanziamento annuale dello Stato attraverso i fondi di sviluppo e coesione per contribuire alla continuità territoriale aerea della Sardegna.

Obbligo di legge

In quella norma c’è un passaggio tanto eloquente quanto decisivo: «assicuri la continuità del diritto alla mobilità anche ai passeggeri non residenti». In pratica il dispositivo stanziava i soldi perché la tariffa unica potesse essere estesa a tutto l’anno, visto che allora era limitata a nove mesi, esclusa l’estate. Di tutto ciò si è ovviamente persa traccia, visto che le compagnie aeree vogliono avere le mani libere per poter guadagnare a piene mani sull’Isola di Sardegna. Il nuovo bando avalla di fatto questa strategia, imposta e adottata dopo che le compagnie hanno comunicato la revoca unilaterale e anticipata del servizio di continuità territoriale. Un bando, dunque, a rischio, a partire dai rapporti economici tra Regione e vettori aerei. In ballo, infatti, c’è il tema dell’utilizzo di quei fondi destinati all’applicazione della tariffa unica e soprattutto quelle “compensazioni” ingiustificate che costituiranno un problema serio per il funzionario chiamato a liquidarle.

Barella da 3.000 euro

Ultima annotazione di questa vicenda: nel bando è stata messa a gara anche «l’offerta di un trattamento di maggior favore per la tariffa applicabile ai passeggeri barellati». Il vettore, in base al bando, potrebbe anche “offrire” una tariffa pari a nove biglietti per trasportare un paziente in barella. Applicando le tariffe previste stamane per un “non residente”, quindi un potenziale emigrato sardo, le compagnie potrebbero far pagare il volo Milano – Cagliari ad un paziente barellato ben 3.042 euro. Il solo aver reso possibile questa “mostruosità” nell’ambito di un servizio pubblico la dice lunga su un “servizio” che annienta il principio insulare e cancella i diritti della Sardegna e dei sardi. Nei cieli dell’Isola solo affari e discriminazioni.

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