Ludopatia, Paolo Jarre: “Anche il Gratta e Vinci può creare dipendenza”

14 marzo 2024 alle 10:25aggiornato il 14 marzo 2024 alle 10:28

Il disturbo da gioco d’azzardo rappresenta una condizione sempre più frequente nella nostra società. Può assumere le caratteristiche di un disturbo psichiatrico, configurandosi in una dipendenza patologica. Può danneggiare singoli soggetti, le loro famiglie, la società. Danni di vasta portata alla salute, con implicazioni economico-finanziarie e relazionali. Alcuni Paesi come l’Australia e la Nuova Zelanda calcolano che i danni derivanti dal gioco d'azzardo siano di entità simile a quelli causati dalla depressione o dall'abuso o dipendenza moderata da alcol.

L’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia ci siano 5,2 milioni giocatori “abitudinari”, di cui 1,2 milioni possiedono una dipendenza. Il gioco d’azzardo interessa quasi un maschio su due ed una femmina su tre, con prevalenza più elevata tra i 40 e i 64 anni. L’abitudine al gioco inizia tra i 18 e i 25 anni. I giocatori problematici si riscontrano più frequentemente nella fascia di età tra i 50 ed i 64 anni. La prevalenza maggiore di giocatori problematici è al sud (4,4% contro il 3% di media nazionale), a seguire le isole (3%). Lo sviluppo delle pratiche di gioco è profondamente legato allo sviluppo tecnologico, quindi la portata epidemiologica del disturbo da gioco d’azzardo destinata a crescere.

Dal 25% al 73% dei giocatori d'azzardo patologici ha dipendenza da alcol o sostanze.

Gli esperti mettono in guardia anche dal pericolo del Gratta e Vinci che se reiterato nel tempo e “compulsivo” può essere equiparato a una dipendenza. Il recente scaldalo scommesse, che nei mesi scorsi ha coinvolto il giocatore della Juventus Nicolò Fagioli, dimostra come il gioco d’azzardo possa colpire tutti, anche persone con uno status socio-economico elevato (il dottor Paolo Jarre è Direttore del Dipartimento Patologia delle dipendenze della Asl di Torino, il terapeuta-tutor di Fagioli)