Il 26 febbraio 1932 nasce a Kingsland, in Arkansas, Stati Uniti, la leggenda Johnny Cash, l'uomo in nero, The Man in Black.

Una figura unica, la sua, che è riuscita a travalicare i confini di un genere identitario come la musica country, affrancando la propria immagine di musicista vero, reale, dell'uomo specchio della propria musica e della propria vita, vissuta al limite delle proprie possibilità e spesso anche oltre.

La sua carriera, lunghissima, è costellata da milioni di dischi venduti, da dipendenze (soprattutto anfetamine) e intemperanze che gli costano più volte brevi passaggi dietro le sbarre, e da un burrascoso divorzio dalla prima moglie, Vivian Liberto Distin.

Nel 1968, dopo aver tentato il suicidio mentre era sotto l'effetto di qualche sostanza, vive una sorta di "risveglio spirituale" e decide di cambiare direzione e abbandonare alcol e droghe.

In questa rinascita, un ruolo fondamentale lo gioca June Carter, con cui vive quella che alcuni ricordano come la più grande storia d'amore del ventesimo secolo.

Se nella prima parte del suo percorso inanella successi incredibili come "Ring of Fire", I Walk The Line", "Folsom Prison Blues", Man In Black", dal 1994 e fino alla morte, avvenuta nel 2003 pochi mesi dopo la scomparsa della moglie June, la sua carriera ha una ripresa e lo introduce anche tra il pubblico più alternativo, trasformandolo in icona a tutto tondo. Merito, in questo percorso, del produttore Rick Rubin e del contratto siglato con la sua American Recordings che lo porta a incidere una serie di dischi in cui riprende il suo repertorio in maniera acustica e diretta e affronta materiale di altri autori, anche in versioni audaci di musicisti lontani dal suo mondo, come Depeche Mode, U2, Glenn Danzig, Beck, Bob Marley, Nine Inch Nails e altri ancora.

(Unioneonline/m.c.)

Febbraio 2018

Gennaio 2018
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