Figura di riferimento per la Repubblica russa, poi Unione Sovietica, e ispiratore di una corrente di pensiero politico ed economico, Vladimiri Ilic Uljanov, noto come Lenin, muore a Gorki Leninskie il 21 gennaio 1924.

La sua era una famiglia benestante residente a Simbirsk, dove Lenin nasce il 22 aprile 1870; ha 17 anni quando suo fratello viene ucciso durante un'esecuzione ed è allora che comincia a interessarsi alla politica.

L'Università di Kazan' lo espelle con l'accusa di aver preso parte alle proteste contro il regime zarista ma Vladimir continua gli studi di diritto; nel 1893 va a vivere a San Pietroburgo e diventa una figura di riferimento per il Partito operaio socialdemocratico. Viene arrestato e poi spedito a Shushenskoye per tre anni, al termine dei quali si trasferisce in Europa e comincia a essere conosciuto come teorico politico.

Tante le attività rivoluzionarie dietro le quali si riconosce la sua mano, fino a quella del 1917; il governo russo da lui guidato ritira il Paese dalla Prima guerra mondiale.

E sempre sotto la sua direzione nasce l'Internazionale Comunista.

Dopo la brillante carriera politica, la morte sopraggiunge nel gennaio 1924 ma le cause sono rimaste avvolte nel mistero.

Aveva 53 anni e l'autopsia sul cadavere aveva stabilito la presenza di un'aterosclerosi cerebrale; però solo una minima parte dei medici concordavano con questa tesi.

Le altre ipotesi riguardavano invece l'ipertensione grave e l'avvelenamento da piombo causato dai due proiettili dell'attentato di cui fu vittima nel 1918, rimossi solo nel 1922.

La sua salma, trattata con tecniche mai completamente svelate, viene tuttora regolarmente ispezionata, risistemata in modo da darle un aspetto "vivente" ed è esposta al pubblico nel mausoleo della piazza Rossa di Mosca.

(Unioneonline/s.s.)

Gennaio 2018
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