Presentato ufficialmente a Napoli, in occasione della VI edizione di Vinoway Sparkle, il nuovo spumante sardo Donna Lù, prodotto dall’Azienda Agricola Culuccia.

Le sue bollicine nascono all’interno di un nuovo progetto che Marco Boglione e sua moglie Stella stanno portando avanti nell’isola di Culuccia, situata davanti all’arcipelago della Maddalena, circa 300 ettari di territorio, in stato di abbandono per 35 anni. Sull’isola – classificata di rispetto ambientale totale – sono stati recuperati due piccoli vigneti, rispettivamente a 7 e 11 metri dal mare. La presentazione è stata affidata all’enologo Andrea Pala nel corso di una masterclass che ha visto la partecipazione di esperti e appassionati del mondo delle bollicine. Pala proprio a Culuccia ha realizzato lo scorso anno un vermentino prodotto con le uve che hanno riposato prima nelle acque marine.

Per l’enologo la kermesse di Napoli è stata ricca di soddisfazioni: presente con 4 spumanti di altrettante aziende italiane, ha entusiasmato i giudici con 4 medaglie d’oro di vini prodotto in Sardegna, Toscana e Marche. L’azienda toscana Guido F. Fendi con il suo Sarò Franca si è guadagnata 93 punti, l’azienda Culuccia con Donna Lu’ ha conseguito 91 punti, stesso punteggio per le Cantine Fontezoppa (Marche) che hanno guadagnato 91 con il Ribona spumante classico brut e, infine, per la Cantina dei Fratelli Tamponi, importante realtà sarda, che ha strappato i 91 punti con lo spumante metodo classico.

Per Pala Donna Lù è «un vino eccezionale perché è prodotto in un territorio dove per lunghi periodi dell’anno domina il maestrale. Il vento, insieme all’ecosistema dell’isola, influisce notevolmente sulle caratteristiche dei vini, specialmente sulla qualità dello spumante, in primis sul perlage. Al primo impatto si possono osservare moltissime bollicine. Un effetto che diminuisce subito dopo quando le stesse rimangono leggere ed eleganti. C’è una ragione: le uve sempre, sotto effetto del maestrale, hanno prodotto una quantità superiore di pruina, dunque una concentrazione maggiore di sostanze cerose che inibiscono la formazione delle bolle»

«Al naso si sente la macchia mediterranea, dal lentischio al ginepro. In bocca, al primo impatto si sente il mare, lo iodio che per tutta la stagione vegetativa viene spinto dal vento sulle piante e sui grappoli. Si sente la dolcezza dei quasi 18 mesi di affinamento sui lieviti, - ha concluso Pala - così come l’acidità con una spiccata sapidità che accompagna la degustazione, chiudendo con un leggero sentore di miele amaro di corbezzolo».

(Unioneonline/v.f.)

© Riproduzione riservata