In Sardegna ogni anno, secondo stime del Centro studi Itinerari previdenziali, vengono pagati assegni per le pensioni per 6,12 miliardi di euro, a fronte di appena 3,85 miliardi di contributi versati dai lavoratori attivi. Il rapporto tra i due dati è del 63%, una percentuale ben lontana dal quel 75% che secondo i numeri consolidati consente un equilibrio del sistema pensionistico.

Il meccanismo, infatti, prevede che con i contributi versati dai lavoratori vengano pagate le pensioni di chi è già uscito dal mondo del lavoro, e domani ci saranno altri giovani che prenderanno il posto di quelli di oggi.

L’equilibrio regge se c’è – più o meno – una corrispondenza tra numero di assegni erogati e persone attive nella galassia lavorativa.

Cosa incide sul “buco” della bilancia pensionistica sarda? Diversi fattori, ma a preoccupare sono soprattutto le stime per il futuro: lo squilibrio previdenziale rischia di aumentare vertiginosamente per effetto della scarsa natalità e dell’aumento dell’età media. Due dati che vedono la Sardegna in testa alle classifiche.

Michele Ruffi

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