Formaggi, bibite, veicoli, ma non solo. Anche carni, vegetali e semilavorati. La minaccia di dazi puntivi da parte dell'amministrazione Trump potrebbe coinvolgere "fino a 90 prodotti europei".

Così infatti si legge in una nota diffusa nel dicembre scorso dal Dipartimento del Commercio Usa, che si diceva disposto ad assumere provvedimenti ritorsivi contro la decisione Ue di vietare l'ingresso di carni bovine americane.

A spingere Washington, le proteste dei produttori di carne di manzo, che lamentavano come l'Unione europea non avesse sufficientemente aperto i propri mercati alla loro carne "di qualità", cioè non trattata con gli ormoni. Apertura che era stata invece prevista da un accordo del 2009.

La notizia riportata oggi dal Wall Street Journal affonda quindi le sue radici in una disputa Usa-Ue che va avanti da tempo.

IL PRECEDENTE - Nel 1996 gli Stati Uniti avevano sollevato davanti al Wto (Organizzazione mondiale del commercio) la questione del rifiuto europeo all'importazione di carni americane alimentate da ormoni. Bando che era stato in seguito sanzionato dalla stessa Wto.

Così, nel 2009 Washington e Bruxelles erano giunte a una "conciliazione". Un'intesa in base alla quale gli Usa si impegnavano a ritirare gli annunciati provvedimenti. Mentre la Ue prometteva di aprire il proprio mercato a 20mila tonnellate di carne di manzo di alta qualità (proveniente da bestie non trattate con ormoni). Questa soglia, dopo i primi tre anni, sarebbe poi salita a 45mila tonnellate.

LA CONTROVERSIA - Il problema nasce però dal fatto che le quantità massime importabili non erano riservate ai soli Usa, ma a tutti i Paesi terzi. Motivo per cui la soglia veniva di consueto "aggredita" da altri Stati (come Australia, Canada, Argentina, Nuova Zelanda), con gli Stati Uniti che vedevano conseguentemente ridursi la loro quota di carne "hormon free" a zero dazi.

In sostanza, altri Paesi approfittano dei margini che erano stati concessi in virtù di una “vittoria” degli Usa in ambito Wto: ecco perché Washington si sente penalizzata e chiede una "soluzione tecnica".

Resta però da sottolineare che la controversia avrebbe dovuto risolversi all'interno del Ttip, il negoziato sul libero scambio tra Usa e Ue che è stato bloccato dallo stesso presidente americano Dondald Trump.

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