Negli ultimi 30 anni l’Europa ha incrementato le politiche per rendere migliore la qualità dell’aria. Dal 2019 al 2020 le tre città europee con la migliore qualità dell’aria sono state Umeå in Svezia, Tampere in Finlandia e Funchal in Portogallo. Mentre quelle con l’aria più inquinata sono state Nowy Sacz in Polonia, Cremona in Italia e Slavonski Brod in Croazia.

L’European city air quality viewer include 323 città, ma solo in 127 città la qualità dell’aria è buona. Tuttavia l’Area Economica Europea (EEA) nel 2018 è arrivata alla conclusione che l’esposizione ai particolati più fini è stata la causa di 417,000 morti premature in 41 nazioni europee nel 2018. Una parte significativa della popolazione urbana europea vive in città in cui gli standard di qualità dell'aria dell'UE per la protezione della salute umana vengono regolarmente superati. L'inquinamento atmosferico continua ad avere un impatto significativo sulla salute degli europei, in particolare nelle aree urbane. Ne conseguono costi economici, morti evitabili, aumento dei costi sanitari e riduzione della produttività a causa dei giorni di lavoro persi. Gli inquinanti con gli impatti più gravi sulla salute umana sono il particolato, il biossido di azoto e l'ozono. Seppur con estrema lentezza stiamo prendendo coscienza che l’aria che respiriamo, gli aumenti delle temperature non solo dei nostri giorni, lo scioglimento dei ghiacci hanno un comune denominatore: i cambiamenti climatici, cioè le variazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici. Esistono delle variazioni naturali, ma a partire dal 19° secolo, abbiamo prove che le attività umane siano state il fattore principale all'origine dei cambiamenti climatici.

L’uso di combustibili fossili (come il carbone, il petrolio e il gas) e la loro combustione portano alla produzione di gas serra che trattengono il calore e aumentano la temperatura del pianeta. Il mondo, anche per l’impulso dato dai giovani col movimento Fridays for future, comincia a muoversi. La COP 26, la conferenza delle parti della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha tenuto la 26ª riunione, a novembre dello scorso anno ospitata dal Regno Unito in partenariato con l'Italia. Obbiettivi, azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l'aumento delle temperature a 1,5°C, con la fuoriuscita dai combustibili fossili, riducendo la deforestazione, puntando sulla mobilità elettrica e investendo sulle rinnovabili.

L’Europa vuol fare la sua parte destinando il 30 % dei suoi fondi alla lotta ai cambiamenti climatici. La Sardegna è in condizioni per accelerare in questo cambiamento. Nella storia recente abbiamo accettato produzioni inquinanti in cambio di posti di lavoro. Adesso dobbiamo essere noi che scriviamo e dettiamo le regole per le industrie, o meglio, le società che vogliono produrre energia elettrica da fonti rinnovabili nel nostro territorio. Abbiamo il sole che splende su terreni incolti che non producono nulla e possono produrre l’oro del domani e poi abbiamo il vento che soffia attorno alla nostra isola, a oriente e occidente. L’accoppiata del fotovoltaico e dell’eolico è una ricchezza inestimabile che oltretutto renderà il nostro ambiente unico. Allora siano benvenuti gli investitori ma stabiliamo noi quali saranno i costi iniziali per lo sfruttamento di queste ricchezze, in maniera dettagliata. Quanta parte dell’energia prodotta deve essere messa a disposizione della Sardegna. Quanto deve essere il costo per la luce ed il vento usati, le royalties da pagare alla nostra regione annualmente per tutta la durata del contratto d’uso. Siamo noi i padroni del sole e del vento. La Sardegna può diventare un esempio per tutti. Ne guadagneranno l’ambiente, le nostre vite e la nostra economia.

Antonio Barracca

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