Sino al 2026 il Pnrr porterà in Sardegna tre miliardi e 950 milioni di euro. Il tesoretto è diviso in sei diversi asset che per gli analisti finanziari determineranno un incremento dell'occupazione nel settore delle costruzioni, con un «picco previsto nel 2025». I numeri sono contenuti in “Economia della Sardegna”, il rapporto annuale di Bankitalia che ha messo sotto la lente pure le dinamiche di mercato legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. La connessione tra Pnrr e costruzioni si evince anche solo leggendo i titoli delle sei missioni in cui risultano ripartiti i 3,95 miliardi di investimenti: in ciascun blocco di progetti ci sono interventi di carattere infrastrutturale che abbracciano tanto l'ambito delle opere pubbliche quanto il mondo produttivo privato.

L'asset più corposo è il numero 2, a sua volta spacchettato in quattro componenti, come tecnicamente vengono chiamate le sottoarticolazioni delle missioni. Il valore totale è di 1,113 miliardi, di cui 564 milioni destinati alla tutela del territorio e della risorsa idrica.
Poi ecco i 356 milioni che finanzieranno gli interventi su energia rinnovabile e idrogeno, ma anche su rete e mobilità sostenibile. Per l'efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici, alla Sardegna sono stati assegnati 71 milioni. Ammontano invece a 122 milioni le risorse per l'agricoltura sostenibile e l'economia circolare. Sempre in ordine di grandezza, il secondo asset che finanziariamente pesa di più vale 714 milioni di euro, tra investimenti sulla rete ferroviaria (535) e quelli dedicati all'intermodalità e alla logistica integrata (179). Questa è la missione numero 3, che passa ugualmente dalle costruzioni. Ecco ancora i 580 milioni per digitalizzazioneinnovazione: le risorse, ascritte nella missione numero 1, sono ripartite tra investimenti nella pubblica amministrazione, pari a 102 milioni, e interventi da realizzare nel mondo delle imprese, per un ammontare di altri 406 milioni. 

La missione numero 5, da 579 milioni, è così articolata: 86 andranno alle politiche per il lavoro; 375 a infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore; 28 a interventi speciali per la coesione territoriale. Infine i 475 milioni della missione 6 che prevede una ripartizione quasi salomonica tra le reti di prossimità per l'assistenza sanitaria territoriale attraverso la telemedicina (218 milioni) e la ricerca e la digitalizzazione dei servizi medici pubblici (257 milioni). Sul picco di occupati, atteso nell'Isola tra due anni, ragiona Fabio Mereu, presidente di Confartigianato Sud Sardegna. «Siamo ottimisti e siamo al lavoro affinché il dato positivo di Bankitalia sulla previsione per il 2025 sia realistico», dice guardando alle occasioni complessive offerte dal Pnrr. Tuttavia da conoscitore delle dinamiche interne alle piccole imprese, che sono la maggioranza degli iscritti a Confartigianato, Mereu fa dei distinguo: «Sul nostro mondo hanno avuto un ottimo impatto i bonus edilizi, perché la gestione delle commesse è stata diretta. Chi ha riqualificato casa, contattava direttamente gli operatori del mercato privati, inclusi gli artigiani, i quali sono stati in grado di rispondere alla domanda». Con i fondi del Pnrr le dinamiche saranno differenti, per il presidente dell'associazione di categoria. «Non si può ignorare – continua Mereu – che la gran parte delle risorse stanziate attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza passa da bandi pubblici, in cui le aziende di grandi dimensioni partono da una oggettiva condizione di vantaggio, visto che hanno una capacità organizzativa superiore».

In ogni caso, il numero uno di Confartigianato Sud Sardegna prova a guardare il bicchiere mezzo pieno: «Noi speriamo che le piccole imprese come le nostre possano sfruttare la favorevole congiuntura determinata dal Pnrr e stare nel mercato delle gare pubbliche. Magari con subappalti, stando ben attenti a che siano di qualità, quindi evitando lo sfruttamento al ribasso troppo spesso imposto dalle grandi aziende». Di sicuro, per gli artigiani il business del Pnnr avrà «ricadute nettamente inferiori rispetto al gettito generato dai bonus edilizi», sebbene neppure il 110% sia stato immune da problemi. «Si pensi – continua Mereu - alle difficoltà legate all'inserimento del credito d'imposta nei cassetti fiscali delle imprese o al fortissimo aumento dei prezzi delle materie prime determinato proprio dal Super bonus». Insomma, come in ogni fase economica, anche con le risorse del Pnrr ci saranno luci e ombre, inclusa la non trascurabile «scarsa attrattività che il settore delle costruzioni ha nei giovani». Conclude il presidente di Confartigianato Sud Sardegna: «Sulla carta ci sono opportunità non solo per le piccole imprese che operano nel settore delle costruzioni, ma anche per quelle attive nei cluster dell'indotto». 

Bankitalia stima, per il 2025, un 9,2 per cento di occupati in più rispetto al 2019, ciò che equivarrà a 2.500 buste paga. Gli analisti precisano che si tratta di «lavoratori alle dipendenze», quindi di nuovi contratti stipulati dalle imprese appaltatrici per fare fronte agli interventi del Pnrr. «La domanda di occupati generata in Sardegna dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sarebbe concentrata sulle figure professionali degli operai specializzati, pari al 55 per cento – si legge ancora nel report di Bankitalia -. Gli operai semplici sarebbero un quinto». Gli analisti hanno ipotizzato anche un possibile canale di reclutamento, a riprova di quanto sia significativa la preoccupazione espressa dal presidente di Confartigianato Sud Sardegna sullo scarso appeal che le costruzioni hanno nei giovani. «Il reperimento dei lavoratori necessari per le attività previste dal Pnrr – si legge ancora nel report di Bankitalia - potrebbe avvenire attraverso vari canali. Innanzitutto impiegando parte della manodopera assunta per attività di riqualificazione degli immobili residenziali connesse con gli incentivi fiscali, qualora tale impulso si dovesse attenuare». Come infatti succederà nel 2024 quando sparisce, per esempio, il 110%, per decisione del Governo Meloni. Sempre sul reclutamento degli operai specializzati e non, gli analisti sottolineano: «Le imprese potrebbero attingere anche dal bacino di persone in cerca di occupazione o inattive ma disponibili a lavorare, specie se con precedenti esperienze nelle costruzioni». Bankitalia le ha censite: «Nel 2021 erano pari a poco meno di 12mila, un valore significativamente superiore alla domanda di lavoro aggiuntiva stimata» per il 2025, pari a 2.500 unità.

C'è poi l'aspetto strettamente legato ai fenomeni migratori legati alla ricerca di un lavoro. «Il fabbisogno» di nuovi occupati nel settore delle costruzioni «potrebbe aiutare a trattenere in Sardegna manodopera del settore che altrimenti andrebbe a lavorare fuori.
Infine – hanno messo nero su bianco da Bankitalia – si potrebbe fare ricorso all’assunzione di lavoratori da altri comparti». Tuttavia, va tenuto in considerazione un fatto, ugualmente evidenziato dagli analisti economici: la domanda di lavoro riguarderà tutte le regioni, «agendo potenzialmente in concorrenza con le richieste espresse dal settore delle costruzioni in Sardegna». Resta il fatto che Bankitalia non dubita che l'occupazione conoscerà una nuova fase di espansione.

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