Le scintille fra israeliani e palestinesi arrivano anche nell'innocente – ma, a questo punto, forse solo all'apparenza - mondo della letteratura per bambini. A scatenarle, un volume pubblicato dalla professoressa e scrittrice Golbarg Bashi, nata in Iran, cresciuta in Svezia e attualmente docente di studi iraniani alla Rutgers University, in New Jersey.

Al centro della discussione "P is for Palestine", testo scritto dalla professoressa e illustrato da Golrokh Nafisi, che a New York ha scatenato non poche polemiche da parte della comunità ebraica e israeliana.

Al centro del racconto una bimba dalla chioma nera e ricciuta, con grandi occhi e pelle scura, che impara l'alfabeto attraverso tutta una serie di parole provenienti dall'inglese e dall'arabo, con un'attenzione particolare al multiculturalismo: ci sono dunque "C is for Christmas", "E is for Eid" (una festa musulmana), "B is for Bethlehem", "J is for Jesus", e così via. Ma quello che a molti non è andato giù è la "I", che starebbe per "Intifada": secondo alcuni una vera e propria celebrazione delle ribellioni violente della popolazione palestinese contro l'occupazione israeliana, aggravata ulteriormente dal fatto che i destinatari sono proprio i bambini.

Un malumore che in occasione della presentazione del testo, alla libreria Book Culture di New York, è sfociato nella reazione di manifestanti pro-Israele, decisi a boicottare l'autrice e la libreria.

Goldbarg Bashi si è difesa spiegando che Intifada non significa solo violenza, ma anche i quotidiani gesti di resistenza pacifica che da 50 anni compiono i palestinesi dei territori occupati contro le prevaricazioni del governo israeliano.

La bufera è tuttavia approdata anche sui social, con feroci attacchi personali. E i responsabili di una sinagoga che sta a due passi dalla Book Club (la Stephen Wise Free Synagogue) hanno minacciato di escludere la libreria da una fiera letteraria della loro scuola.

(Unioneonline/v.l.)
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