Pubblichiamo oggi lo sfogo di una cittadina di Quartu Sant'Elena, madre di una figlia disabile al 100%. La lettrice parla di una situazione di "estrema povertà", e delle grandi difficoltà nel ricevere attenzione e risposte dalle Istituzioni preposte all'assistenza sociale.

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"Gentile Redazione,

sono una donna di Quartu Sant'Elena che vive sola con una figlia maggiorenne disabile al 100%. Mi trovo in una situazione di grande difficoltà economica, tanto che sono rientrata nella graduatoria per la povertà estrema, scegliendo la linea che prevedeva il lavoro nel sociale.

Nel periodo in cui ho fatto domanda – e premetto che fino allo scorso anno non avevo mai chiesto nulla al Comune - mia figlia era stabile, purtroppo con i mesi si è aggravata e mai avrei pensato che non sarebbe più potuta stare a casa da sola, cosa che invece si è verificata. A seguito dell'accettazione della mia domanda di lavoro ho quindi contattato i servizi sociali, per spiegare la difficoltà subentrata, ma non ho avuto alcuna risposta.

Nel mentre, nel mese di marzo circa, mi sono arrivati gli acconti della TARI da pagare, e ho cercato di mettermi in contatto di nuovo con l'assistente sociale che si occupava del mio caso, per chiedere l'esenzione, ma nessuno ha mai risposto. Provavo a chiamare, parlavo con gli uscieri che mi dicevano che non mi avrebbero potuta ricevere e che quindi avrei dovuto lasciare il numero in modo che mi richiamassero, ho mandato anche una e-mail sia all'assessore, sia all'assistente sociale, ma non ho ricevuto risposte.

Per quanto riguarda il lavoro nel sociale, sono stata e sono costretta a lasciare mia figlia da sola, nonostante tutto, perché altrimenti perderei il sussidio.

Per quanto riguarda la situazione TARI, invece, ormai siamo arrivati al mese di ottobre, è arrivato il saldo da pagare, e presa dalla disperazione e dalla rabbia sono tornata dalle assistenti sociali, questa volta "minacciando" che se non mi avesse ricevuto qualcuno avrei chiamato i carabinieri e i giornali.

Alla fine mi hanno ricevuta e spiegato che l'assenza di risposta era dovuta al fatto che l'assistente sociale era in malattia, e non avendo io presentato domanda di esenzione entro il mese di giugno, per una serie di cavilli tecnici risultavo esclusa. A nulla è valso dire che io aspettavo di essere ricevuta dal mese di marzo.

Non mi sono però arresa, ho contattato quindi il dirigente, ma la risposta è stata che dopotutto stavo "lavorando", e con quei pochi soldi che mi danno dovrei dunque pagare anche la TARI.

Sono riuscita a contattare anche l'assessore ai servizi sociali, ma ha spiegato che della TARI se ne occupa il dirigente, e che per quanto riguarda il disservizio, (in quanto non sono riuscita a mettermi in contatto con loro per la situazione familiare complicata) ha promesso che sarei stata contattata al più presto per spiegare la mia situazione. Ancora una volta questo non è avvenuto.

In sintesi: i soldi del sussidio sono costretta a usarli per pagare la TARI, da cui secondo i criteri del comune dovrei essere esente. Ma la colpa è di non aver presentato domanda nei tempi, cosa che avrei certamente fatto se qualcuno me l'avesse indicato.

Mi chiedo allora: ma perché nessuno risponde nel momento in cui un cittadino ha bisogno? Dopotutto si parla di servizi sociali: se chi a questi ultimi è preposto non mostra empatia verso i cittadini, chi dovrebbe averla?

Con questa lettera mi auguro che chiunque si trova nella mia situazione si possa sentire meno solo. E che chi di dovere faccia una riflessione, chiedendosi se questo è il modo di assistere i propri cittadini.

Elisabetta AtzoriQuartu Sant'Elena

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