“Cara Unione,

ho passato 10 giorni di vacanza nella bellissima Carloforte. Ho scelto una meta italiana o meglio ancora una meta della mia Terra per dare un piccolo contributo al sostegno di un'economia resa estremamente fragile da questa pandemia.

Non ho però potuto fare a meno di notare la poca attenzione che gli addetti alla ristorazione mettono nel rispettare le regole a tutela della salute dei clienti.

Così, di fronte alla giusta attenzione sull'uso delle mascherine da parte degli utenti che si recano nei locali, si assiste alla mancanza di dispositivi di protezione da parte degli addetti ai lavori.  

Basta aggirarsi per i locali del lungomare per vedere quanto l'uso delle mascherine sia un optional: non corretto o del tutto mancante.

Ho assistito all'impiattamento di una portata da parte di un cuoco di un locale rinomato che lavorava totalmente privo di mascherina.

I camerieri, spesso, la portano abbassata sul naso.

I panettieri passano con molta leggerezza dall’incasso del contante all'aprire la busta che dovrà contenere il pane (a volte usano un guanto).

Che dire poi dei locali superaffollati dove, anche se all'aperto, i giovani e meno giovani stanno gomito a gomito in lunghe tavolate senza che nessuno abbia da ridire?

La totale assenza di verifiche da parte dell'amministrazione comunale è impressionante.

Non credo che Carloforte sia l'unica realtà di questo tipo. Si può essere contrari o d'accordo con le disposizioni ma le stesse, in quanto leggi, devono essere rispettate da tutti.

Io in cuor mio avrei piacere di potermi sedere a tavola sapendo che il mio ristoratore ha fatto tutto il possibile per tutelarmi.

Il Green pass può funzionare ma solo in parte: occorrono attenzione e rispetto del prossimo da parte di tutti. 

Spero si possa pubblicare questa mia, nella speranza, purtroppo remota, che qualcuno apra gli occhi e li faccia aprire (vigili chi deve...)”.

G.P.

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