"Dalla Sardegna non sono scappato, ho solo cercato la mia strada". A parlare è Claudio Sardu, in arte Sardus Patter (proprio con due "t"), musicista 28enne originario di Riola Sardo e a Bologna da 10 anni.

Due i singoli al suo attivo, "Danza Mannu Mannu" e "Paranoia towards 21.12.2012", lanciato in radio dal Messico, dalla Polonia e dalla Francia. E diversi progetti all'attivo, compreso quello del suo gruppo "Tre sardi e un naso".

Cosa faceva in Sardegna?

"Sono partito quando avevo 18 anni, appena finite le superiori. Un po' mi stava stretta quella realtà, io ho sempre sognato di andare a Bologna".

Perché proprio quella città?

"È un centro importante per la cultura, per i concerti, per me ha sempre avuto un certo fascino".

Lei è un musicista, compone?

"Suono il basso da quando avevo 14 anni. Con questo strumento compongo, poi rifletto sui diversi suoni e infine lavoro con l'arrangiatore".

Cosa crea?

"Musica elettronica, quindi non commerciale ma neanche troppo di nicchia".

Claudio Sardu
Claudio Sardu
Claudio Sardu

Liriche astratte?

"Hanno dei temi. 'Danza Mannu Mannu' è nata durante una serata con un amico a Nureci. Lui di cognome fa Mannu e non voleva ballare. Da lì è nata l'idea".

E "Paranoia"?

"Racconta il periodo in cui, di fronte alla famosa data del 21 dicembre 2012, in cui si teorizzava la fine del mondo, anche se io non ci ho mai creduto, si era sviluppata una sorta di paranoia collettiva. Un po' ero paranoico anche io, pensavo 'ora mollo tutto e vado in un posto dove non può succedere nulla' ma ovviamente erano pensieri di un ragazzo".

Cosa dicono i critici?

"Qualcuno mi ha mostrato entusiasmo, qualche radio italiana, invece, pur facendomi i complimenti per la creatività, mi ha spiegato che le mie canzoni non fanno parte della loro linea editoriale, e quindi non hanno passato la mia musica".

Un'esibizione
Un'esibizione
Un'esibizione

Il suo nome d'arte da cosa deriva?

"Non c'entra nulla col Sardus Pater, il dio dei nuragici, ma più che altro è legato al mio cognome. E la doppia "t" di Patter, invece, me l'ha suggerita un mio amico dj che vive a Praga. Diceva che avrebbe dato l'impressione di un ticchettio. Quindi un gioco di parole associato a qualcosa di ritmico".

Da Riola Sardo arriva anche Stefano Carta, il ragazzo che per gli effetti speciali de "Il libro della Giungla" ha vinto, insieme al suo team, un Oscar. Cos'avete in comune?

"Come me ha inseguito un sogno, lui è andato molto più lontano geograficamente. Entrambi però abbiamo cercato qualcosa che in Sardegna non c'era. Io sono partito molto giovane, era più forte di me, non riuscivo più a stare fermo".

Claudio con uno dei suoi gruppi, i "Tre sardi e un naso"
Claudio con uno dei suoi gruppi, i "Tre sardi e un naso"
Claudio con uno dei suoi gruppi, i "Tre sardi e un naso"

Nel suo futuro c'è il ritorno a casa?

"No, non potrei coltivare il mio progetto. Per farlo posso stare solo a Bologna".

Ma la musica "dà da mangiare"?

"Da sola direi di no, io infatti vorrei avere un lavoro di giorno e continuare a suonare nel tempo libero".

Ha una laurea?

"Sì, ho appena conseguito la specialistica in scienze politiche, dopo una triennale in scienze della comunicazione".

Cosa vuol fare "da grande"?

"Il sogno è quello di avere un impiego nel campo in cui mi sono specializzato, per esempio come art director in qualche agenzia".
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