"Cominciamo a pensare e ad agire da Stato e da Nazione e l'autodeterminazione arriverà, magari non oggi, ma molto prima di quanto pensiamo". Franziscu Sedda e Paolo Maninchedda scaldano la platea degli oltre 300 simpatizzanti riuniti ieri al Centro servizi Losa di Abbasanta per la prima uscita pubblica del neonato Partito dei sardi, un'area sovranista che punta a rompere lo schema bipolare centrodestra-centrosinistra. "Questo è il momento giusto, dobbiamo essere pronti a coglierlo" spiega Sedda, transfuga dall'Irs di Gavino Sale e poi da Progres, ricordando che Scozia e Catalogna sono già sulla strada che potrebbe portarli a diventare Stati indipendenti nel giro di pochissimi anni. Il passo decisivo per la Sardegna possono essere le elezioni regionali del 2014. "All'Isola servono amministratori regionali che non si accontentano di galleggiare ma vogliono navigare, che non si accontentano di fare gli amministratori ma che abbiano un'idea in testa per il futuro dell'isola", puntualizza Maninchedda. Questo percorso, argomentano i due fondatori del Partito del Sardi, l'area sovranista può farlo assieme al centrosinistra "perchè tutta la coalizione sta mostrando attenzione verso il tema della sovranità e perchè vuole fare primarie aperte". Così, se le consultazioni interne di settembre saranno veramente aperte, dialettiche e competitive, l'area sovranista che si è ritrovata a Losa è pronta a fare col centrosinistra un patto leale di governo per la prossima legislatura. "Se dopo i codici etici arrivano invece quelli ideologici, il discorso - dice Maninchedda - si interrompe lì". In attesa di vedere come staranno le cose, il consigliere regionale attualmente Sardista propone il suo programma all'insegna del cambiamento, cambiamento di uomini per una lista rinnovata con personale politico competente, e cambiamento della spesa, che comporterà inevitabilmente anche sacrifici, per finire con una politica estera "finalmente all'altezza delle attese della Sardegna, perchè - spiega Maninchedda - una politica estera, al tavolo Stato-Regioni e a Bruxelles, l'ha fatta per cinque anni anche la Giunta Cappellacci, ma senza credibilità e competenza, senza quindi portare alcun risultato a casa".
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