Stallo alla conferenza di pace che si sta svolgendo in Svizzera tra i rappresentanti della comunità internazionale alla ricerca di una soluzione per porre fine alle violenze della guerra civile in Siria. Dopo il primo round di colloqui multilaterali, oggi sono in programma i faccia a faccia tra i rappresentanti dei vari Paesi partecipanti, ma le posizioni appaiono quanto mai diverse.

Gli Stati Uniti, appoggiando la Coalizione ribelle che si oppone al regime, punta a un governo di transizione che non preveda la presenza del presidente Bashar al Assad, indicato come uno dei principali responsabili della situazione attuale. Categorico il segretario di Stato John Kerry: "Il presidente siriano Bashar al Assad non può far parte del futuro del suo Paese", in quanto ha perso la sua legittimità "uccidendo e gasando" il suo popolo. Dal canto proprio Damasco, sostenuta dalla Russia, pur aprendo all'ipotesi di un governo di transizione, ha ribadito che Assad non si tocca. "Sogna chi pensa di discutere la rimozione del presidente" ha dichiarato il vice ministro degli Esteri siriano Faysal Miqdad. La delegazione siriana ha poi minacciato l'abbandono dei lavori se i negoziati non verranno condotti all'insegna della "serietà". In mezzo la posizione delle nazioni europee, compresa l'Italia. A riassumerla, il ministro degli Esteri Emma Bonino: "In Siria il cessate il fuoco è una priorità, perché siamo di fronte ad una catastrofe gigantesca che rende necessario l'accesso umanitario. Ci sono - ha aggiunto la numero uno della Farnesina - zone inaccessibili, morti per fame e il grande esodo dei rifugiati che rende critica la situazione di Giordania e Libano". L'emergenza umanitaria, però, resta subordinata all'accordo tra le parti in causa. Intesa che al momento appare ancora lontana.
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