Non ci sta a passare per una banca che rifiuta di rinegoziare i mutui regionali per la prima casa, nonostante la legge lo preveda.

"Il Banco di Sardegna non può essere accusato di non aver difeso i diritti dei cittadini nell'avvantaggiarsi della legge regionale 32 del 1985, visto che ha in essere uno stock di 7.800 mutui regionali per un capitale erogato di complessivi 658 milioni, a conferma della grande attenzione nell'erogare questo servizio di pubblica utilità", scrive l'istituto di credito in una nota diffusa questa mattina.

Come è noto, infatti, la Regione, tre giorni fa, ha deciso di revocare le convenzioni e avviare una nuova procedura di gara per selezionare nuovi istituti di credito a condizioni più vantaggiose per i cittadini sardi.

L'EVOLUZIONE. La legge 32 del 1985 prevede il riconoscimento di contributi per la prima casa mediante l'abbattimento del tasso di interesse applicato ai mutui regionali. Con il decreto Bersani, poi, è stata disciplinata la surroga dei mutui, soluzione alla quale hanno fatto ricorso tanti sardi titolari del mutuo agevolato, che sono riusciti così a ottenere un tasso di interesse più vantaggioso. Una soluzione che pur comportando l'applicazione di un tasso di interesse più vantaggioso determina la perdita delle agevolazioni regionali a partire dalla data della surroga. Vista la notevole diminuzione dei tassi d'interesse, con una direttiva di gennaio 2016 la Regione ha chiesto alle banche convenzionate di rinegoziare i mutui adeguando i tassi di interesse alle condizioni di mercato. Un braccio di ferro durato un anno, fino alla decisione presa venerdì scorso.

LA DIFESA. "Il Banco non vuole alimentare alcuna polemica, ma intende fornire una corretta informazione. Al riguardo", si legge nella nota, "nell'attesa di rendere operative da gennaio 2017 le necessarie variazioni ai sistemi, il Banco si è prontamente attivato per andare comunque incontro alle richieste di rinegoziazione di 218 mutuatari", che usufruiscono delle agevolazioni previste dalla legge 32, "condividendo con loro soluzioni ad hoc, che hanno determinato l'applicazione di tassi in linea con le nuove condizioni di mercato, spesso anche inferiori al tasso di riferimento della convenzione regionale. Operando in questo modo, spiega ancora il Banco "è stata anche riversata alla Regione la quota di contributo interessi sulle rate a scadere, senza quindi creare, come invece si legge, alcun danno economico ai cittadini e tantomeno alle casse della pubblica amministrazione che hanno visto invece aumentare, con la restituzione, la provvista per la concessione di nuove facilitazioni". Nono solo. "Altri 60 mutuatari hanno preferito attendere la scadenza della rata di dicembre per decidere se chiedere, da inizio 2017, la rinegoziazione sulla base del nulla osta regionale oppure se chiedere altre soluzioni, anche in termini di allungamento o altro, che la legge 32 non consente. Tutti questi aspetti", sottolinea la nota del Banco, "sono stati resi noti all'assessorato competente con lettera del no novembre, regolarmente riscontrata". Per queste ragioni "il Banco di Sardegna ritiene non ha mai mancato né voluto mancare di rispetto alle istituzioni né ai cittadini, e di aver sempre operato nello spirito della convenzione e lavorato con l'obiettivo di dare un servizio di interesse pubblico e di soddisfare i bisogni e i diritti dei cittadini sardi".

LA PRECISAZIONE. "Ricordiamo che la Regione interviene unicamente con un contributo in conto interessi e per un periodo limitato nel tempo, mentre il Banco eroga il capitale con fondi propri e a proprio esclusivo rischio per l'intera durata del mutuo".
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