Il Consiglio di Stato ha accolto in parte il ricorso presentato da alcuni soci e associazioni, che avevano sollevato dubbi sulla costituzionalità della riforma delle banche popolari, varata dal governo nel 2015.

In attesa che sul punto si pronunci la Consulta, il giudice amministrativo ha sospeso l'efficacia della circolare della Banca d'Italia.

I dubbi risiedono nel limite posto ai rimborsi per i soci delle popolari che abbiano esercitato il recesso nell'ambito della trasformazione degli istituti in società per azioni.

Il Consiglio di Stato ha quindi rilevato la "non manifesta infondatezza" delle questioni di legittimità costituzionale sollevate, non ritenendo legittimo che Bankitalia possa "disciplinare anche in deroga a norme di legge" le modalità di esclusione del recesso al socio che voglia indietro il valore della sua quota, quando cambia la natura giuridica della banca.

In questo modo, si attribuisce all'istituto di vigilanza - spiega il Consiglio di Stato - "un potere di delegificazione in bianco, senza la previa indicazione da parte del legislatore delle norme legislative che possono essere derogate".

"Dobbiamo aspettare la Corte costituzionale per avere certezze sul diritto di recesso e per dire ai soci come comportarsi", ha commentato Fausto Capelli, uno degli avvocati che ha presentato il ricorso contro le disposizioni di Bankitalia. Mentre per il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, la decisione del Consiglio di stato conferma "le preoccupazioni da sempre espresse a proposito di una delicata riforma come quella delle banche popolari, imposta peraltro con provvedimento d'urgenza".
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