Violenze senza fine nell'Egitto del secondo anniversario della rivoluzione. Dopo gli scontri a piazza Tahrir e a Suez di venerdì, e quelli sanguinosi di ieri a Port Said, oggi ci sono sette nuove vittime nella città sul mediterraneo all'imbocco del canale di Suez. Le proteste sono scattate durante i funerali delle 31 vittime delle violenze che si sono scatenate ieri subito dopo la lettura della sentenza di condanna a morte di 21 imputati accusati di omicidio nel massacro che nello stadio della città il 2 febbraio dello scorso anno costò la vita a 73 supporter della squadra del Cairo el Ahly.

Dopo due giorni di violenze che hanno fatto 49 morti finora, la tv di stato ha annunciato un discorso in sertata del presidente Mohamed Morsi. Mentre il corteo funebre sfilava per le vie della città alcuni partecipanti hanno lanciato sassi contro un vicino commissariato. Sono risuonati colpi di arma da fuoco secondo alcuni testimoni e la polizia ha lanciato gas lacrimogeni. In poco tempo per le strade di Port Said si sono riviste le scene di violenze urbane di ieri, che si sono poi spostate davanti ad un altro commissariato e alle sedi dei club dell'esercito e della polizia che sono stati dati alle fiamme. Sette i morti di questi ultimi scontri mentre la città si è ritrovata unita nell'accompagnare le bare nel funerale.

Decine di migliaia di persone sono scese in strada, solcate dal lungo corteo di bare scoperte, secondo il costume islamico. Sono risuonati slogan contro i Fratelli musulmani e contro Morsi. Gli ultras del club locale di el Masri, le aquile verdi, hanno denunciato il silenzio ufficiale sulle morti di ieri, hanno chiesto una inchiesta immediata del ministero dell'Interno e minacciato di boicottare le prossime elezioni. Tafferugli con lancio di molotov e lacrimogeni si sono susseguiti per tutta la giornata nel centro del Cairo bloccando uno dei ponti che poi sfocia in piazza Tahrir, mentre scontri si sono rivisti anche a Suez attorno alla prigione della città e in serata nuovamente ad Alessandria. Un importante esponente dei Fratelli musulmani Mohamed el Baltagui ha lanciato un appello ai leader del paese, primo fra tutti al presidente, quasi implorandoli di reagire, ristabilendo la sicurezza anche col ripristino della legge d'emergenza, uno degli strumenti più contestati del regime di Hosni Mubarak. Morsi lo ha forse ascoltato, come sembra indicare l'annuncio del suo discorso stasera, anche perché il governo è ormai sotto attacco anche da parte dei rappresentanti delle forze dell'ordine. Il ministro dell'interno Mohamed Ibrahim è stato fatto allontanare dai funerali dei due ufficiali della sicurezza centrale uccisi ieri a Port said. Gli ufficiali nella moschea lo hanno accusato di non avere dato attrezzature adeguate alle forze di sicurezza per fronteggiare la protesta dilagante.
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