L'ultima riduzione del costo del denaro risaliva al luglio 2012, ma il perdurare della crisi economica e un'inflazione sotto controllo hanno convinto la Bce a intervenire di nuovo, e così la Banca Centrale Europea ha tagliato di 25 punti base il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali. Che ha raggiunto il minimo storico di 0,50% (a partire dall’8 maggio 2013). Secondo la Cgia di Mestre la mossa di Draghi libererà 3,6 miliardi di euro per famiglie e imprese ma a sentire gli esperti una quantificazione di quel tipo è da fanta-economia. Tralascia il fattore-banche.

Mario Breglia, direttore di Scenari Immobiliari, Istituto di Studi e ricerche specializzato sul mercato immobiliare, sul settore edilizio, infrastrutture e sulle nuove tecniche di finanziamento, lo dice chiaro e tondo: poco cambierà fino a quando le banche non torneranno a prestare i soldi. Anche la conclusione a cui arriva Paolo Mattana, docente di economia all’Università di Cagliari è sulla stessa linea: “Il ruolo delle banche è importante A loro di liquidità se ne dà tanta ma alle famiglie e alle imprese ne arriva poca. Gli Istituti di credito non si fidano gli uni degli altri e temendo un avvitamento della recessione limitano l’accesso dell’economia reale alla liquidità di cui si ha bisogno”. Non prestano soldi né alle famiglie e né alle imprese.

MARIO BREGLIA (SCENARI IMMOBILIARI) – Gli effetti della riduzione dei tassi operata dalla Bce si vedranno su chi ha già sottoscritto un mutuo a tasso variabile (ma non su chi deve chiederlo alla propria banca): “Scende il tasso di riferimento e questo porta a un piccolo risparmio”, spiega Breglia.

Il meccanismo è semplice. Per chi ha scelto un mutuo a tasso variabile, il tasso di interesse non è costante ma cambia ad ogni rata secondo l'indice finanziario di riferimento che può essere l'euribor o il tasso di Bce. Se questi indici aumentano il debitore avrà delle rate sempre più elevate, se invece diminuiscono egli avrà delle rate più basse. Sebbene la maggior parte dei mutui a tasso variabile stipulati dalle famiglie italiane sia legato all'euribor (circa il 98%) e non ai tassi della bce (solo il 2%) i due tassi sono generalmente correlati: tendenzialmente quando la bce alza o taglia i tassi, anche l'euribor si muove di conseguenza.

Spiega l’esperto: “La Bce abbassa i tassi, quindi si abbasserà l’Euribor (lo si vedrà nel giro dei prossimi giorni) con conseguenze positive sulle rate”. Per chi invece deve accendere un mutuo, continua Breglia, non cambierà nulla perché “il problema è il flusso di erogazione dei mutui non il fatto che il tasso nominale scenda: le banche hanno ridotto l’erogazione a lungo termine e questo pesa sull’economia nel suo complesso”. E nessuna conseguenze positiva si avrà sul mercato immobiliare fino a quando le banche non ricominceranno a fare le banche.

PAOLO MATTANA (UNIVERSITA' DI CAGLIARI) – L'economista Mattana (anche membro del Comitato Scientifico del Centro Studi L'Unione Sarda), pur riconoscendo come si tratti “di un segnale di distensione da parte della Bce” mette in guardia i trionfalisti dell’ultima ora. Quelli dei calcoli facili. “Dall'operazione dell'Eurotower non mi aspetto grandi effetti perché in condizioni normali la Bce con la politica monetaria ha la possibilità di influire sul ciclo economico”. Come? “Sia aumentando l’offerta di moneta in circolazione sia abbassando i tassi di interesse: le imprese sono incentivate ad indebitarsi e quindi a investire e contemporaneamente si riduce la propensione delle famiglie a risparmiare, aumentandone i consumi”. Quando però c’è una situazione di aspettative negative da parte degli attori economici, continua Mattana, “allora la politica monetaria, abbassando i tassi, non sortisce gli effetti sperati”. E questa è proprio una di quelle situazioni. “Tecnicamente siamo in una situazione di trappola della liquidità”.

Gli effetti sul tasso variabile? “I tassi euribor sono già ai minimi storici quindi l’effetto-Bce su questi tassi sarà davvero minimo. Complessivamente, invece, l’effetto di trasmissione di una fiducia maggiore rispetto alle prospettive di ripresa, potrà essere determinante”. Il motivo è presto detto: “Se si stabilisce un maggior clima di fiducia e le banche hanno un atteggiamento più positivo può essere che lo spread che impongono sui tassi si restringa e questo potrebbe portare a un effetto vero sulle rate”. Ma il resto, al momento, è fanta-economia.

Emanuela Zoncu (e.zoncu@unionesarda.it)
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