"Ci vorrebbe una festa, come quella che si fa ai Santi… la festa di 'Sant'Arte'. L'unica del calendario da celebrare tutti i giorni dell'anno. E perché l'unica che salva l'uomo dall'appiattimento mentale".

Con queste parole Pinuccio Sciola celebrava l'arte in tutte le sue forme, auspicando che potesse divenire parte integrante della vita quotidiana di ogni persona: un linguaggio universale, volto a favorire lo sviluppo del pensiero critico, capace di abbattere i confini geografici e mentali.

E proprio sulla scia di questo pensiero, e in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita del muralismo, è in programma dal 25 al 27 maggio a San Sperate la prima edizione del Festival di Sant'Arte, che avrà come filo conduttore il tema "Ambiente e Storia, Arte e Racconto", che racchiude in se il significato e l'intento di una rivoluzione ancora in atto e in continuo sviluppo, in cui l'ambiente "interagisce con la storia dando gli strumenti per intravedere il futuro, grazie all'arte".

"Il tempo a volte cancella – spiega Maria Sciola, direttore generale della Fondazione – e ha cancellato dipinti, murales storici, ma non ha mai annullato le coscienze allora formatesi. Nel cinquantennale dalla nascita del muralismo a San Sperate si affronta un vuoto per rinascere, per studiare, per comprendere e allora ricreare quel fermento che fu. Ci son paesi dove fecero la lotta con il pennello in mano. Ora noi facciamo la festa... a nostro padre, all'arte, alla gente, alla bellezza".

Il progetto – che sarà portato avanti da Fondazione Sciola, grazie alla costante collaborazione con l'Università di Cagliari, il contributo della Fondazione di Sardegna e del comune di San Sperate, il patrocinio del MiBACT e dell'assessorato alla Cultura della Regione Sardegna - verrà sviluppato e discusso nell'intero arco dell'anno con appuntamenti, da maggio a dicembre, per tenerne viva la filosofia e coinvolgere in modo partecipativo in primo luogo gli abitanti, e tutto il pubblico che vorrà contribuire così a far crescere la realtà del Paese Museo e il sogno di Pinuccio Sciola.

Un coinvolgimento che sarà dialogo tra pubblico e artisti, partecipazione attiva sia fisica che emotiva, per rendere omaggio alle pagine di quel libro iniziato dall'artista di fama internazionale e che resterà sempre aperto, pronto a fissare nella storia racconti di un microcosmo così come avvenimenti di più ampio respiro, stati mentali e sentimenti, storie. In questo pluralismo di voci ognuno potrà riconoscersi, riflettere, ricordare, e decidere di agire.

Apertura del festival, dunque, venerdì 25, con un convegno di studi dal titolo "50 e Oltre. Paese Museo, l'Utopia possibile", alla presenza di studiosi della storia dell'arte e gli attori per i nuovi scenari che oggi attendono l'idea di Paese Museo. Interverranno, con gli altri ospiti, Pamela Rita Ladogana, Giuseppe Marci, Marco Pignotti e Barbara Cadeddu, docenti dell'ateneo cagliaritano.

Il sabato e la domenica, invece, verranno dedicati prevalentemente al fare e alla sperimentazione, al mettersi in gioco, attraverso laboratori di argilla, di disegno, di scenografia e del suono, performance (anche partecipative), spettacoli e concerti. Chiuderanno questa prima parte del Festival di Sant'Arte la ormai tradizionale parata tra le vie del paese (LaSciolasciadiSant'Arte) e l'immancabile cena conviviale in strada.

"La nostra è un'università che nei suoi rapporti con la società e il territorio sardo sente il legame con i grandi artisti di questa terra – dichiara il Rettore Maria Del Zompo – E' per noi un piacere e un onore collaborare con la Fondazione che vuole perpetuare la memoria di Pinuccio Sciola, un esempio per tutti gli studenti e i docenti. Siamo particolarmente contenti dell’invito della Fondazione ad avere una parte attiva in questo percorso".

"La prima edizione di Sant'Arte racchiude lo spirito della Fondazione Sciola – spiega il Presidente, Tomaso Sciola - che interpreta l'eredità di Pinuccio, ricreando un ambiente coinvolgente, in cui si respiri arte e cultura ed in cui non ci siano spettatori ma protagonisti. Un modo per proseguire nella visione di un mondo in cui l'arte sia lo strumento per trasmettere messaggi e aprire le menti alla riflessione e alla condivisione".

LA STORIA - Era il 1968. Il paese di San Sperate, dalla forte vocazione agricola, era per certi versi simile a molti altri, con storia e tradizioni che lo accomunavano ad altri centri del campidano che, pure considerata la vicinanza alla città di Cagliari, non sembravano risentire dei fermenti che animavano il capoluogo e le altre città d'Italia e d'Europa, scosse dai movimenti sociali e dalle rivoluzioni studentesche.

In quell'anno Pinuccio Sciola ritornava da Parigi, dopo avere trascorso un anno in Spagna, e con l'aiuto di amici e concittadini iniziò a imbiancare i muri del suo paese, San Sperate, perché potessero essere le pagine di un libro che raccontasse una nuova storia. Qui il 1968 e gli anni seguenti sono conosciuti come "gli anni della calce".

Sciola per primo iniziò a scrivere quelle pagine con i colori e i pennelli, dando l'incipit per la rivoluzione culturale che trasformò il paese in un centro d'interesse per artisti e intellettuali, e che, grazie ai murales, gli fece meritare l'appellativo di Paese Museo.

Un'operazione sociale, economica e politica tale, che questo singolare esperimento identitario ebbe risonanza in tutta Italia e all'estero, tanto che nel 1976 Pinuccio Sciola con fu invitato a partecipare alla biennale di Venezia, nella sezione "Ambiente come sociale".

(Unioneonline/v.l.)

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