Il tempo in cui viviamo è dominato dall’esaltazione del concetto di libertà dell’individuo, di affermazione di sé sempre e comunque. Esalta i diritti e i doveri portando alle estreme conseguenze un vero e proprio culto dell’identità personale. Siamo in un certo senso di fronte a una nuova religione del proprio ego personale che ritiene lecito considerare gli altri e tutto il mondo che ci circonda come meri strumenti della propria realizzazione.

Ma questo meccanismo perverso mette a rischio il senso di umanità che originariamente sta in ognuno di noi, lasciando libero il campo al narcisismo più sfrenato. Un narcisismo che vive dell’amore e della passione altrui ma non restituisce nulla. Si limita a consumare tutto ciò che gli si avvicina, svuotando gli esseri umani della loro essenza.

Il teologo Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, mette a fuoco queste tematiche ostiche e poco in linea con il senso comune odierno nel bel saggio "La cruna dell’ego" (Vita e Pensiero, 2017, euro 15, pp. 148).

Per farlo, parte da alcuni grandi interrogativi: esiste un’alternativa percorribile oppure il destino dell’uomo è in un certo senso segnato? Soprattutto, come possiamo fare per riappropriarci della nostra umanità e del nostro senso di condivisione? Per Sequeri prima di tutto è necessario prendere coscienza che il dogma in base al quale "tutto deve girare solo attorno a me" ci conduce alla solitudine. Alimenta l’incapacità di creare relazioni salde e il dogmatismo, il fanatismo, l’integralismo. Se solo io conto e ho ragione gli altri possono tranquillamente essere “cancellati”, insomma. Cancellati semplicemente dalla mia vita oppure con una bomba nel momento in cui sono di ostacolo a quello in cui credo.

Per questo, secondo Sequeri, bisogna avere il coraggio di dire no al pensiero unico fautore dell’egocentrismo e del narcisismo. L’uomo non è per forza soltanto e unicamente ego che ci porta alla perdizione, ma per dimostrarlo bisogna in un certo senso mutare le regole del gioco, cambiare il punto di vista. È venuto il momento per il teologo di non proseguire nell’ossessiva ricerca della risposta alla domanda “chi sono io”, una domanda che pone me stesso e il mio ego al centro dell’universo.

Bisogna sostituirla con un nuovo interrogativo fondamentale: “Per chi sono io?”. Un interrogativo che impone all’uomo una riflessione sul suo compito di essere umano, sul suo dovere oltre che sui diritti, che enfatizza la relazione contro il culto egoistico di sé.

Per Sequeri quando riesce a rovesciare l’ordine delle sue domande di senso, l’umano trova la sua destinazione, e cambiare rotta non è poi così difficile: "Non si tratta di cancellare la dignità del soggetto libero e consapevole, sacrificandola all’alterità o alla collettività. Si tratta di uscire – mentalmente, anzitutto – dall’incantamento di Narciso, impasticcato e afasico, rompendogli lo specchio e mandandolo a lavorare. Scoprirà di essere migliore, sarà felice". E sarà parte di una umanità più consapevole, più serena, meno aggressiva e conflittuale.

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