Nata a Sassari in una famiglia colta e di origini nobiliari, Ines Berlinguer spese gli anni della giovinezza e dell’età adulta in un impegno civico e politico senza pari. Fu madre putativa del prediletto nipote Enrico, che incoraggiato dalla zia nelle idee e nelle scelte ideologiche e politiche diventò lo storico segretario del partito comunista italiano.

***

IL RITRATTO - Ines Berlinguer fu dentro la storia, e la scrisse. Partigiana antifascista e zia di Enrico Berlinguer, Ines fu presenza determinante nella vita del segretario del PCI che, rimasto ancora giovane orfano di mamma, proprio con lei nella casa di Grottaferrata, partorì molte delle idee più lungimiranti. Legata dall’amore di una vita al marito Stefano Siglienti, l’adorato “Fanuccio”, fu con lui motore di azioni di resistenza portate avanti con grande intelligenza e coraggio.

Ironica, colta e appassionata, Ines nasce a Sassari il 13 maggio 1899 da una delle famiglie più in vista della città. Cresciuta a pane e politica, come gli altri sette figli, ha in famiglia un esempio femminile molto forte di impegno civico e politico a cui ispirarsi: la zia paterna Edoarda, unica seguace al femminile del partito repubblicano sardo e fondatrice del periodico “La Donna Mazziniana”.

A 16 anni Ines rifiuta di iscriversi alla sezione femminile del partito socialista, perché “profondamente repubblicana”, come scriverà in una lettera indirizzata al futuro marito Fanuccio. Nel 1914 scoppia la Prima guerra mondiale. Il 22 novembre il padre muore stroncato da un cuore ormai stanco e, appena qualche anno più tardi, il fratello Sergio si toglie la vita gettando la famiglia nella disperazione. Ines, studentessa magistrale alla Normale di Sassari, è crocerossina e presidente della Giovane Italia, associazione studentesca creata per aiutare le famiglie che hanno i loro cari dispersi. Fanuccio è, invece, al fronte e Ines la notte prega inginocchiata ai piedi del letto perché torni sano e salvo.

Ines in compagnia del marito Stefano Siglienti
Ines in compagnia del marito Stefano Siglienti
Ines in compagnia del marito Stefano Siglienti

CONTRO IL REGIME - Dopo la guerra arriva il fascismo e nessuno dei Berlinguer si iscrive al partito. Iniziano i pedinamenti e le persecuzioni continue, ma non c’è paura. «Sul davanzale delle finestre teniamo rifornimenti di ciottoli e pietre: spesso dei ragazzacci cercano di rompere i vetri, ma noi diamo battaglia», scrive Ines nel suo diario dove annota ogni cosa come un’instancabile cronista.

Il 4 settembre del 1923 Ines e Fanuccio, rientrato a casa sano e salvo, si sposano. Il nipotino Enrico è lo speciale paggetto. Nel 1926 la coppia lascia la Sardegna per Roma: Siglienti, che lavora in banca, è stato infatti trasferito nella Capitale. Ines aspetta il primo figlio e sa già di essere schedata: il marito non ha infatti mai nascosto le sue idee, fa parte di Giustizia e Libertà e diventerà presto uno degli elementi di spicco del Partito d’Azione. Nonostante l’alacre attività antifascista i due vivono sereni. Ines accompagna ovunque il marito e spesso è la promotrice di azioni di resistenza.

Nel 1931 un folto gruppo di Giustizia e Libertà viene arrestato. Fanuccio è miracolato forse per il suo ruolo nel direttivo del Credito Fondiario Sardo. La casa dei coniugi Siglienti in via Poma 2 continua a essere baluardo contro il regime e diventa luogo di scuola politica per il giovane Enrico. Ines si rifiuta di dare la fede alla patria e mai alza il braccio per eseguire il saluto fascista, anche quando per caso si trova nel bel mezzo di una manifestazione.

LA CLANDESTINITÀ - Con la firma dell’armistizio l’8 settembre la situazione si aggrava ulteriormente. Il 19 novembre 1943 Fanuccio viene arrestato nel suo ufficio, denunciato da un ex sottoposto da lui licenziato. Ines è sconvolta, ma non si perde d’animo: sfida i gendarmi tedeschi e continua a tessere una trama preziosa di relazioni anche se il marito è in carcere, aiutandolo poi a fuggire all’indomani della strage delle Fosse Ardeatine, dove trovano la morte 54 militanti del Partito d’Azione.

Inizia così la vera e propria clandestinità. Scriverà Ines nel suo diario: «Si viveva senza fissa dimora cambiando casa ogni volta che ci sentivamo scoperti. Carte false, vestiti strani, baffi o no per gli uomini, insomma si cercava di cambiare la nostra figura che alle volte ne veniva fuori così buffa che, incontrandoci, era impossibile frenare la nostra ilarità, rumorosa e pericolosa!».

La carta d'identità falsa che Ines usa durante il periodo di clandestinità
La carta d'identità falsa che Ines usa durante il periodo di clandestinità
La carta d'identità falsa che Ines usa durante il periodo di clandestinità

LA FINE DELLA GUERRA - Il 4 giugno Roma viene liberata dagli americani. La guerra è finita e Fanuccio diventa ministro delle Finanze nel primo governo Bonomi. Ines viene nominata, insieme a Joyce Lussu, ispettrice per l’assistenza bellica della Sardegna, incarico che lascerà qualche mese dopo per ricongiungersi alla famiglia.

A Roma è impegnata a soccorrere le famiglie dei fucilati delle Fosse Ardeatine e la sua casa è sempre aperta per il nipote prediletto Enrico, che tanto ama perché «ha tante responsabilità, e non è compreso».

Protagonista della resistenza italiana e della ricostruzione, Ines Berlinguer ha scritto la storia con la sua straordinaria irriducibilità nel grande teatro della guerra di liberazione dell’Italia che sognava la democrazia e, con essa, la Repubblica.

La famiglia Siglienti in trasferta a Roma, 1934
La famiglia Siglienti in trasferta a Roma, 1934
La famiglia Siglienti in trasferta a Roma, 1934

La storia completa nel volume "Sardegna al femminile" disponibile nello store online a questo link
© Riproduzione riservata