Bagno di folla al centro di Cagliari per Michela Murgia, candidata presidente di Sardegna possibile, sostenuta dalle liste Progres, Comunidades e Gentes. Per la conclusione della campagna elettorale la scrittrice di Accabadora ha scelto piazza del Carmine e la colonna sonora dei Sikitikis. Ora l'attesa per capire se, come dice totoelezioni, può essere lei la sorpresa di queste regionali. Un finale all'attacco.

"Il New York Times scriverà un articolo su di noi domani - ha detto - Ma non è il solo: parlano della nostra battaglia. Ma noi abbiamo soltanto preso coscienza che la guerra, intesa anche come sfascio, c'é già. Ci hanno lasciato un territorio di guerra: noi dobbiamo restituire la pace, la riconciliazione". Subito una stoccata a Berlusconi, tanto per cominciare. "Ha avuto la faccia tosta di chiudere la sua campagna ad Arborea, dove volevano usare le trivelle", ha tuonato la candidata. Poi la risposta a Renzi il "rottamatore" sul presunto voto inutile a Murgia. "La situazione - ha sottolineato - é drammatica: quattro sardi su dieci non vanno a votare, sono sfiduciati. Da oggi comincia un pezzo di futuro, da adesso parte l'avvenire di bambini di cinque anni. Abbiamo un progetto che fa tremare i vecchi pachidermi e apparati. Voto utile a chi?".

E la scrittrice annuncia che questo é solo l'inizio. "Tranquilli, ci saranno le elezioni amministrative: stiamo arrivando. A cominciare da Alghero". Il traguardo? "Chiudiamo a Cagliari - ha spiegato - perché è la capitale della nazione. Della nazione sarda. Ma da qui stiamo anche ripartendo". La richiesta: "Cagliari la prima volta che l'ho vista mi aveva fatto paura, venivo da un piccolo centro - ha raccontato - poi con il tempo me ne sono innamorata. Da qui deve partire la rinascita. Abbiamo cercato di costruire un progetto per essere potenti tutti insieme, la politica é questo. La nostra rivoluzione comincia dal modo di fare le cose". Applausi. E poi la musica dei Sikitikis.
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