Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di 44 anni in carcere dal 16 giugno con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, non è più in isolamento. Per lui il pm Letizia Ruggeri ha revocato le rigide disposizioni imposte dal momento in cui era passato dietro le sbarre. Stop all'ora d'aria in solitudine, basta con gli scarni incontri con il cappellano, le guardie penitenziarie, magari i medici, o gli avvocati e i familiari (non più di 6 volte al mese). Ora Bossetti sarà a contatto con gli altri detenuti della casa circondariale di via Gleno a Bergamo. c'è però da dire che questa decisione pone alcuni problemi per l'incolumità del carpentiere: non è escluso che venga controllato a vista, con un agente fuori dalla cella e uno che lo segue durante l'ora d'aria, per evitare che venga aggredito dagli altri detenuti.

Oggi inoltre i suoi legali presentano il ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale della Libertà, che ha rifiutato gli arresti domiciliari a Bossetti: chiedono di nuovo che il loro assistito possa tornare a casa, perché non c'è alcun pericolo di fuga o inquinamento di prove e, in sostanza, non esistono esigenze cautelari. Di ieri è invece la nuova "bomba" della difesa: il crimonologo Ezio Denti, consulente di parte per Bossetti, ha ipotizzato che "Yara Gambirasio non sia stata uccisa a chignolo ma in un altro luogo, e poi trasportata da più persone fino al campo dove il suo corpo è stato trovato il 26 febbraio 2011". Questa teoria, però, era già stata scartata in precedente da Cristina Cattaneo, l'anatomopatologa che aveva effettuato l'autopsia, secondo la quale il cadavere della ragazzina non era stato mai spostato.
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