Non si hanno più notizie del maresciallo di Guardia Costiera Francesco Cetrola, 38 anni, e del sergente Gianni Jacoviello, 33 anni.

E' stato ormai accertato che si trovavano nella torre piloti al momento del crollo. I loro corpi sono quasi certamente sul fondo del mare, nella zona del molo Giano, sepolti dalle lastre di vetro scuro che circondavano la parte più alta della torre sbriciolata dall'urto contro la portacontainer Jolly Nero. Il bilancio della tragedia resta quindi fermo a sette vittime già recuperate e due dispersi.

LA CRONACA DELL'INCIDENTE - Le lamiere che stridono, i vetri che esplodono, il cemento che si sgretola, il rumore sordo del crollo, poi il silenzio: la morte si affaccia nel porto di Genova alle 23.30 di una notte di maggio, 43 anni dopo il naufragio della London Valour, il cargo inglese che si schiantò contro gli scogli a protezione della diga. Ma stavolta ad andare a fondo non è la nave ma la torre di controllo del porto, il centro nevralgico dello scalo, buttata giù dalle 40mila tonnellate della Jolly Nero.

Il bilancio di quella che il presidente del Consiglio Enrico Letta definisce una "tragedia immane" è pesante: sette morti accertati, due dispersi e quattro feriti, di cui uno in modo grave. Uomini di mare e gente onesta, morta per il lavoro.

OGGI GIORNATA DI LUTTO CITTADINO - "Provo sgomento e dolore" ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre il sindaco di Genova Marco Doria ha proclamato per oggi una giornata di lutto cittadino e i sindacati genovesi 3 ore di sciopero.

Ma i portuali di tutta Italia, già ieri, avevano espresso la loro solidarietà e vicinanza alle vittime sospendendo il lavoro per mezz'ora. "Dalla tragedia - sottolinea l'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco - deve uscire una coscienza nuova da parte di tutti".

Il prezzo più alto lo paga la Guardia Costiera: nel crollo della torre muoiono il capo di Prima Marco Di Candussio e i sottocapi Daniele Fratantonio, Davide Morella e Giuseppe Tusa mentre il maresciallo Francesco Cetrola e il sergente Gianni Jacoviello sono ancora là sotto.

Le altre tre vittime sono il pilota Michele Robazza, il telefonista della compagnia dei piloti Maurizio Potenza e il 'torrettistà dei Rimorchiatori riuniti Sergio Basso. Tutti e nove erano nell'edificio, quando la portacontainer della Compagnia Messina - la stessa finita nella vicenda dei rifiuti in Somalia e due volte attaccata dai pirati - si è schiantata contro la palazzina: l'urto è stato così violento che la torre e il resto dell'edificio si sono sbriciolati come fossero di cartapesta. Finiti in parte in fondo al mare e in parte accartocciati sul molo. Il perché sia accaduto ciò saranno le inchieste ad accertarlo: quella penale aperta dal procuratore Michele Di Lecce e dal sostituto Walter Cotugno per omicidio colposo plurimo e quell'amministrativa annunciata dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.

Al momento nel registro degli indagati sono stati iscritti sia il comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, sia il pilota Antonio Anfossi. "Ma il numero - dice il procuratore - potrebbe aumentare. Stiamo infatti valutando di inserire tra i reati anche l'attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi; c'è inoltre da verificare la correttezza della manovra o se c'è stato un problema tecnico che ha determinato l'incidente". "Siamo a totale disposizione dell'autorità giudiziaria" dicono dalla Compagnia sottolineando che in ogni caso si è trattato di una "manovra assistita e usuale di uscita dal porto".

Le risposte arriveranno dall'analisi della scatola nera della nave, già recuperata, che sarà aperta nei prossimi giorni. Solo con i dati registrati dalle apparecchiature di bordo, infatti, sarà possibile stabilire con certezza l'intera sequenza degli ordini a bordo della Jolly, capire se e quando si è verificata un'avaria, scoprire se c'è stato un errore di valutazione o un eccesso di velocità di chi in quel momento era al comando della nave. Certo è che o si è trattato di un errore umano o di un problema tecnico: al momento altre ipotesi non vengono prese in considerazione.

AVARIA AL MOTORE? - Le prime ricostruzioni della dinamica parlano infatti di una manovra che è stata compiuta nella maniera corretta, almeno fino a pochi secondi prima dell'impatto, quando dal rimorchiatore di poppa arriva l'allarme: "non c'è più acqua, che fate?", urlano gli operatori alla radio. E dalla nave rispondono gridando: "non ho la macchina", che significa non riuscire a mettere motori avanti. Che si sia trattato probabilmente di un'avaria lo ha ipotizzato anche l'informativa del ministro Lupi alla Camera. "Non siamo ancora in grado di definire le cause dell'incidente - ha detto - tra quelle ipotizzabili ci sono un'avaria al sistema di propulsione della nave, difetti di accosto o velocità della manovra".

Il ministro ha poi ricordato che dal 2008 sono stati attivati investimenti per 500 milioni per la sicurezza nei porti e che da quella data non ci sono più stati incidenti. In attesa di capire meglio quanto accaduto, le uniche polemiche sono quelle esplose per la decisione della Lega di far giocare comunque l'incontro Sampdoria-Catania nonostante la stessa società blucerchiata e Genova tutta chiedessero a gran voce di fermare il pallone quando ci sono ancora da recuperare i morti. Là sotto, infatti, ci sono ancora due ragazzi, uno dei quali il 13 gennaio dell'anno scorso, era in prima linea nei soccorsi ai naufraghi della Concordia.
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