Situazione difficile a Olbia per il più grande rifugio animali della Sardegna a causa del sempre alto numero di abbandoni in particolare nel periodo estivo.

Qualche cagnolino non è riuscito a salvarsi dalla crudeltà dell'uomo, come Tyson, ribattezzato Angiolino: il rottweiler era stato trovato in un giardino privato legato a una catena. I volontari l'hanno liberato e portato al rifugio in stato comatoso. Aveva la febbre a 40 ed era pieno di piaghe, disidratato, ridotto pelle e ossa.

Ogni sforzo per tenerlo in vita è stato vano, e il cane è morto dopo tre giorni di agonia.

Il cane Angiolino
Il cane Angiolino
Il cane Angiolino

Ci sono però anche storie a lieto fine, come quella del meticcio Gegè: la sera di Natale vagava per strada e aveva il muso distrutto da un colpo di fucile. Dopo mesi di agonia è stato sottoposto a un intervento e oggi sta molto meglio: "È molto dolce, affettuoso - spiegano i volontari - e con tanta voglia di vivere".

Gegè
Gegè
Gegè

La struttura di Olbia, gestita da L.i.d.a. (Lega italiana dei diritti dell'animale), sorge vicino all'aeroporto e attualmente ospita 700 cani e 230 gatti.

"Per ogni cane che entra in rifugio faccio dei sogni, anche se non è sempre facile. Ci troviamo davanti tante situazioni drammatiche frutto unicamente della cattiveria umana: animali abbandonati e ritrovati in condizioni estreme, spesso a rischio vita, avvelenati, bastonati o feriti gravemente. Serve dare un segnale forte ed educare le persone su come vivere - dice Cosetta Prontu, presidente di L.i.d.a. sezione Olbia - Per combattere il randagismo e l’abbandono bisogna insegnare il rispetto verso gli animali e la vita in generale: lavorare alla base del problema e sensibilizzare le persone ad adottare un comportamento più responsabile, educarle a sterilizzare i propri compagni animali e a usare il microchip".

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"Il randagismo - aggiunge Camila Arza Garcia, responsabile dei progetti solidali di Almo Nature/Fondazione Capellino - nasce dai gesti spietati degli umani che abbandonano (privi di chip e non sterilizzati) i cani che loro stessi hanno fatto nascere, hanno ricevuto o persino acquistato, venendo meno al patto che lega le nostre due specie da 20.000 anni".

(Unioneonline/s.s.)
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