Mattinata inconsueta quella di oggi al palazzo di giustizia di Cagliari, dove varie sigle antimilitariste hanno portato le loro proteste e rivendicazioni nei confronti delle esportazioni belliche della fabbrica Rwm di Domusnovas verso l'Arabia Saudita che usa questi armamenti nella guerra in atto contro lo Yemen.

Striscioni e cartelli a ben evidenziare la questione, le associazioni Sardegna Pulita, Cagliari Social Forum, Adiquas Nuraxi Figus, Carfortini Preoccupati, Comitato Riconversione Rwm, Amici di Sardegna, Cobas Sardegna e il sindacato Usb hanno scandito le proprie ragioni, depositando poi in tribunale un esposto per fermare queste esportazioni.

Lo hanno fatto riferendosi ad un fatto dato come assodato: l'uccisione di un'intera famiglia, composta da una madre incinta con i suoi 4 bambini, nello Yemen nord occidentale, spazzata via il 3 ottobre 2016 da un raid aereo nel quale i manifestanti sono certi siano stati impiegati ordigni prodotti a Domusnovas di cui sono stati rinvenuti in loco anelli di sganciamento e codici indentificativi.

"Ma soprattutto - spiega Angelo Cremone, Sardegna Pulita - per il fatto che questi traffici violano la Legge 185 del 1990 in materia di esportazioni verso paesi in stato di conflitto armato".

Da Cremone anche l'annuncio che la mobilitazione porterà, a breve, a presentare lo stesso esposto presso il Consolato tedesco di Cagliari: "In Germania, - aggiunge - le autorizzazioni alle esportazioni belliche verso l'Arabia Saudita sono vietate. Inconcepibile che una azienda tedesca come la Rwm possa esportare sulla base di autorizzazioni italiane che nel paese d'origine le sono precluse".

Il collega di sigla Ennio Cabiddu vede, non a caso, nell'Unione Europea una delle possibili soluzioni: "cercheremo l'aiuto dei gruppi parlamentari più sensibili per far sì che anche l'Italia faccia proprio l'embargo alle vendite belliche verso l'Arabia Saudita come hanno già fatto diverse Nazioni europee". Il Cagliari Social Forum va giù duro: "Chiediamo l'immediata chiusura della fabbrica, - afferma la portavoce Rosalba Meloni - quello non è un lavoro dignitoso e va dunque fermato. Siano le Istituzioni a pensare a come ricollocare i dipendenti: le soluzioni si trovano, è sufficiente la volontà politica di volerle cercare".
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