Ha vissuto in prima linea per nove anni, braccio destro dei sei questori che si sono succeduti a ritmo frenetico al secondo piano dell'ufficio di via Amat dal 2008.

Dal suo osservatorio privilegiato ha visto gli sviluppi delle indagini su omicidi e rapine, come sono nate le operazioni antidroga e sequestri di armi. Ma Giuseppe Giardina, 55 anni, cagliaritano d'adozione ("Sono nato all'ospedale Sirai di Carbonia", precisa), nei nove anni da capo di gabinetto della questura ricorda soprattutto gli eventi internazionali che hanno portato al centro delle cronache mondiali Cagliari.

E in particolare l'enorme lavoro, per garantire l'ordine e la sicurezza pubblica, che c'è dietro le visite di alcuni degli uomini più potenti del mondo.

Giardina (da oggi sarà in servizio a Roma per un nuovo incarico al Dipartimento di pubblica sicurezza, il suo posto verrà occupato da Domenico Chierico, altro storico dirigente della questura cagliaritana) ricorda: "L'arrivo di Papa Francesco a Cagliari il 22 settembre del 2013 ha provocato una vera e propria invasione. Una folla immensa, oltre ogni aspettativa. Per organizzare tutti i servizi abbiamo lavorato a ritmi frenetici, non avendo molto tempo a disposizione. Alla fine è andato tutto bene ed è stata una grande giornata di festa".

È diventato capo di gabinetto poco dopo la visita di un altro Papa?

"Benedetto XVI è arrivato a Cagliari il 7 settembre 2008. Un mese dopo ho ricevuto il mio nuovo incarico dall'allora questore Salvatore Mulas".

In questi nove anni ha visto cambiare Cagliari in meglio o in peggio?

"Ho visto una città connettersi con le grandi tematiche mondiali. Due su tutte: la crisi economica e l'immigrazione. La città è certamente cambiata".

Dal 2008 gli eventi internazionali sono stati numerosi.

"Nel 2016 c'è stata la visita dell'uomo forse più potente al mondo: il presidente cinese. Sono arrivati due presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano e, il mese scorso, Sergio Mattarella. Lo scorso giugno si è svolto il G7 dei Trasporti e ho perso il conto delle visite dei presidenti del Consiglio, dei ministri e dei sottosegretari. Sto certamente dimenticando qualcosa. Posso dire che sono stati nove anni vissuti a grande ritmo. L'organizzazione e il lavoro, da parte delle forze dell'ordine coordinate dalla prefettura, hanno sempre evidenziato grande professionalità".

Capo di Gabinetto di sei questori. Forse è un record?

"Ho avuto la fortuna di lavorare con persone dalle grandi capacità, ognuna con una storia professionale diversa. È stato interessante e stancante. In questi anni probabilmente ho rappresentato la continuità in questura. I repentini cambiamenti ti costringono a dover entrare subito in sintonia con il nuovo questore".

A chi è maggiormente legato?

"Ripeto ho imparato da tutti. Se proprio devo fare un nome, faccio quello di Antonio Manganelli: da capo della Polizia ha ufficializzato la mia nomina e, anni prima, è stato nella commissione d'esame da dirigente. Nella questura di Cagliari non posso non nominare Barbara Vacca: in tutti questi anni sempre al mio fianco, siamo cresciuti professionalmente insieme".

Come si affrontano le manifestazioni di piazza?

"I servizi di pubblica sicurezza nascondono molte tensioni ma non sono una guerra, come molti pensano. Bisogna pensare sempre alla famosa citazione: domani è un altro giorno. Dialogare con i manifestanti e i loro leader è sempre il segreto per evitare disordini e violenze".

Un ricordo?

"Al termine della manifestazione dei 'forconi' un indipendentista si è avvicinato e mi ha detto: grazie dottore, nonostante i ruoli diversi ha sempre sorriso".

Un episodio doloroso?

"La morte dell'agente Maurilio Vargiu, un anno fa".

Di cosa va fiero?

"Aver aperto la caserma Carlo Alberto a migliaia di visitatori".

Un ringraziamento?

"Più di uno. A tutti i colleghi e alla mia famiglia, sempre al mio fianco".

Il suo è un arrivederci?

"Mai dire mai".

Matteo Vercelli

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