Solo la pietà di una coppia di nazionalità marocchina, che l'ha accolto in casa a notte fonda, ha strappato Ali Rafaqat, migrante pakistano ospite di una casa d'accoglienza di Villasor, dalla panchina di piazza Chiesa che l'altra notte è stata il suo letto per qualche ora.

"Sono stato allontanato dalla casa di via Della Pace dove stavo insieme ad altri miei connazionali e africani: la mia roba messa in una valigia e messo in strada", spiega Ali Rafaqat, 24 anni, giunto in Sardegna nel 2014, ospite con dieci altri migranti della casa di via Della Pace, a Villasor.

"La responsabile della struttura mi ha detto che sono fuori dal programma dall’accoglienza, e mi hanno obbligato a lasciare la casa - si sfoga Ali, che due settimane fa aveva fatto da portavoce alla clamorosa protesta finita sulle colonne del’Unione Sarda - Siamo affamati, il cibo è scarso e di cattiva qualità. Siamo costretti a pagare la spesa per nutrirci. Siamo malvestiti e gli operatori dell’accoglienza ci trattano con arroganza e siamo senza soldi: il pagamento dell’indennità di 75 euro al mese ci viene erogato ogni tre o quattro mesi": le lamentele erano state accompagnata da videoriprese inconfutabili.

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Sulla vicenda era intervenuta Barbara Follesa, responsabile della struttura e delegata della Prefettura alle operazioni di accoglienza dei migranti e richiedenti asilo: "Il problema, in quella casa, sono i pakistani", aveva dichiarato.

Nella giornata di ieri il suo telefono ha squillato a vuoto, e avere conferme agli ultimi avvenimenti è così impossibile. Ali Rafaqat, uno dei pochi ad esprimersi in italiano, era stato il portavoce dei compagni pakistani e africani di quella sollevazione. E oggi è fuori dalla casa di accoglienza, con una valigia che contiene le sue poche cose, e due coperte per dormire su una panchina.
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