Dopo l'incontro di mercoledì scorso tra il presidente degli Usa Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, torna di estrema attualità la questione palestinese, soprattutto dopo le parole del numero uno di Washington che ha messo per la prima volta in discussione la soluzione di "due popoli, due Stati" senza un'entità palestinese indipendente, a patto che possa portare la pace in Medioriente, oltre a sostenere Israele e il vincolo inscindibile degli Usa con il nostro più caro alleato".

Così, si è ripaerto il dibattito su una linea condivisa da tutti i presidenti statunitensi negli ultimi 40 anni e che è l'obiettivo cui da decenni stanno lavorando le Nazioni Unite, e da più parti, la tesi americana - che però non ha portato finora a proposte vere per un reale nuovo corso del processo di pace - trova appoggi nella comunità israeliana. Personaggi come l'editorialista del quotidiano Haaretz, Gideon Levy, che alla stampa italiana ha detto di sperare che il progetto di uno Stato unico si realizzi per davvero e che la soluzione a due Stati "non sia più sul tavolo" delle trattative.

Di parere contrario Efraim Inbar, direttore del Begin-Sadat Center for Strategic Studies, che afferma come la soluzione a due Stati, invece, non sia del tutto accantonata e che l'intesa - al di là dell'influenza degli Stati Uniti - vada cercata a livello regionale.

IL PIANO SEGRETO DI NETANYAHU - Il premier israeliano partecipò a un summit segreto con il re di Giordania Abdullah, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e l'allora segretario di Stato americano John Kerry il 21 febbraio 2016 per discutere di un piano di pace, nella città giordana di Aqaba. A rivelarlo è Haaretz e la notizia ha messo in fibrillazione la politica israeliana. E il leader dell'opposizione laburista Isaac Herzog ha poi confermato tutto: Netanyahu gli propose di entrare al governo come ministro degli Esteri sulla base di quel piano, ma le pressioni dell'ala destra dell'esecutivo mandarono tutto a monte.

Al centro del piano segreto ci sarebbe stato il congelamento di ogni costruzione all'esterno degli insediamenti, in cambio di un consenso arabo sulle costruzioni interne ai blocchi di insediamenti. Blocchi che Israele aspira a mantenere in futuro accordo di pace con due Stati.

Poi, il progetto fu rinnegato dallo stesso Netanyahu.

LA POSIZIONE DELL'ITALIA - Mentre la posizione dell'italia rimane chiara. Per il Medioriente "noi abbiamo da sempre creduto nella soluzione a due Stati, Israele e Palestina", ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano durante il punto stampa con il suo omologo saudita alla Farnesina. Alfano ha espresso "preoccupazione concreta" per una prospettiva che "scoraggi questa speranza". Recentemente il presidente Usa Donald Trump ha spiegato di poter accettare anche una soluzione con un solo Stato, senza un\'entità palestinese indipendente, a patto che esso possa portare la pace in Medioriente.

SOLDATO CONDANNATO - Nel frattempo, tiene banco sui media locali la sentenza emessa contro un soldato israeliano accusato di aver ucciso a sangue freddo, nel marzo 2016, un palestinese che voleva attaccarlo.

L'uomo era stato neutralizzato ed era ormai a terra, ma il militare aveva fatto fuoco comunque.

L'accusa aveva chiesto una pena tra tre e i cinque anni, mentre i giudici hanno scelto di infliggergli 18 mesi.
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