Tiene banco sui media Usa, all'indomani dell'ingresso alla Casa Bianca di Donald Trump, il dibattito sugli "alternative facts".

Ovvero, i "fatti alternativi", definizione coniata da Kellyanne Conway, portavoce del nuovo presidente, dopo le polemiche innescate dal confronto delle immagini della folla presente al giuramento del magnate repubblicano e di quella riversatasi a Washington nel 2009 in occasione della cerimonia di insediamento di Barack Obama.

Un confronto impietoso, visto che nella foto scattata otto anni fa il Mall del Campidoglio appariva molto, molto più affollato rispetto a venerdì scorso.

Di diverso avviso, però, Sean Spicer, capo comunicazione di Trump, che ha dichiarato: "Questo è stato il pubblico più numeroso che abbia mai assistito ad un insediamento".

"Come è possibile negare in questo modo l'evidenza?", hanno dunque chiesto i giornalisti alla Conway.

E lei ha risposto: "Non sono falsità, Spicer ha solo fornito fatti alternativi".

Apriti cielo: molti media americani giudicano infatti inaccettabile, da parte dello staff del presidente, un atteggiamento del genere.

Eloquente il commento di Chuck Todd, giornalista della Nbc, network in prima linea, assieme alla Cnn, nella battaglia contro le "mistificazioni" dell'entourage del nuovo numero uno di Washington: "I fatti alternativi non sono fatti, sono bugie".

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