Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti.

Ma per gli esperti fondamentale per il mandato del tycoon sarà l'apporto del suo vice, Mike Pence.

Secondo molti è solo il classico conservatore, un braccio destro "presentabile", scelto per bilanciare la spregiudicatezza del numero uno.

In realtà, gli addetti ai lavori sanno che, nonostante i quasi 60 anni, ha una smisurata ambizione politica.

Governatore dell'Indiana, origini irlandesi, dice di sé: "Sono un cristiano, un conservatore e un repubblicano, esattamente in quest'ordine".

Intransigenti le sue posizioni etiche: anti-abortista, anti-nozze gay, vicino alle posizioni del Tea Party, in tanti lo considerano un reazionario.

In politica estera, se Trump ha più volte rivendicato la volontà di attenuare in maniera decisa l'interventismo Usa, minacciando di alterare addirittura i principi di reciproca protezione con le altre forze Nato, Pence appare più legato all'establishment militare.

Prova ne sia il fatto che dopo l'attentato alle Torri Gemelle del 2001, fu uno dei principali fautori dell'interventismo in Iraq per abbattere il regime di Saddam Hussein.

Alla luce di tutto questo, qualcuno azzarda che, più che un vice "di rappresentanza", possa avere un ruolo decisivo nelle scelte del nuovo presidente.
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