Ogni anno in Italia 8 milioni di uccelli vengono sterminati dai cacciatori di frodo.

La denuncia è del Wwf, che ha presentato oggi il rapporto intitolato: "Furto di Natura: storie di bracconaggio made in Italy".

Nel dossier, l'associazione ambientalista punta il dito anche contro gli appassionati di caccia (illegale) sardi.

In particolare, quelli del Sulcis, dove secondo le stime vengono periodicamente massacrati cervi e passeriformi.

Il sud-ovest della Sardegna è inserito nella lista nera delle zone preferite dai bracconieri, assieme alle valli bresciane, all'Appenino tosco-emiliano, alle isole di fronte a Napoli, Ischia e Procida.

Senza contare l'area dello Stretto di Messina, dove ogni anno vengono uccisi tra i 30mila e i 45mila esemplari impegnati nella migrazione.

Le vittime, dicono le stime, sono aquile, cicogne, falchi, rapaci e anche specie rarissime come l'ibis.

Ma la Sardegna è nel mirino del Wwf anche per quanto riguarda la pesca illegale e in particolare per quella di pesce spada.

Il dossier, inoltre, non manca di occuparsi delle "migliaia di tordi presi con i lacci" nella Sardegna meridionale.

Alla luce dei dati, l'associazione chiede dunque pene più severe, in quanto - viene rimarcato - chi spara alle specie protette rischia meno di una multa per eccesso di velocità.

In base all'attuale legge, spiega il rapporto, "il caso più grave (uccisione di un orso bruno, stambecco, camoscio appenninico e muflone sardo) prevede l’arresto da 3 mesi a 1 anno e l’ammenda da 1032 a 6197 euro; per le altre specie l’arresto va da 2 a 8 mesi e la multa fino a 2065 euro".

Di qui la necessità, chiosa il Wwf, di introdurre il reato di "omicidio di specie protetta".
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