Stefano non ha mentito: è tutto vero. La confessione dell'amico, i tormenti per quella verità taciuta troppo a lungo, lo sfogo con babbo Antonio e quello con la polizia a cinque anni dal delitto.

C'è molto della credibilità di Stefano Lai nella sentenza pronunciata dalla Cassazione a carico di Pierpaolo Contu, condannato a 16 anni di carcere perché, ancora diciassettenne, uccise Dina Dore, il 26 marzo del 2008.

Stefano, dunque. Il coetaneo al quale Pierpaolo disse di "esserci in mezzo" e di "averci provato gusto". Stefano, mai indagato nell'inchiesta della Dda iniziata con l'ipotesi di un sequestro finito male e conclusa con l'accusa di omicidio premeditato aggravato dai futili motivi.

Il ricorso del difensore Gianluigi Mastio che chiedeva l'annullamento della condanna è stato rigettato anche perché, secondo i giudici, il legale avrebbe cercato di rimettere in discussione fatti già certificati dal tribunale dei minori.
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